L’Aids è ancora un pericolo in Italia, anche e soprattutto per la scarsa attenzione alla prevenzione e alla conoscenza dell’infezione: oggi ancora una persona sieropositiva su tre non sa di esserlo, e per questo in Italia si stima siano 130-150mila le persone infettate, con 4mila nuove diagnosi l’anno.
E se sono 94mila i pazienti in terapia, una persona su tre con HIV non sa di aver contratto l’infezione. La diagnosi arriva ancora dopo 5-7 anni e questo ritarda l’inizio della terapia, quando ormai si sa che è fondamentale trattare i pazienti il prima possibile. Il ritardo è dovuto al fatto che non c’è la percezione del pericolo e le persone non fanno il test. Occorre quindi puntare sulla prevenzione e sui trattamenti più appropriati per quella che oggi viene considerata una patologia cronica, ma che deve essere riconosciuta e trattata precocemente.
Per quanto riguarda i trattamenti, anche in Italia è disponibile l’associazione precostituita per un approccio completo all’infezione con una singola compressa al giorno “Dolutegravir/Abacavir/Lamivudina. Dolutegravir, l’inibitore delle proteasi frutto della ricerca ViiV Healthcare, è attualmente il solo medicinale per il trattamento di questa infezione che ha avuto il riconoscimento dall’Agenzia Italiana del Farmaco di farmaco innovativo, per i benefici aggiuntivi che offre rispetto alle opzioni già disponibili. Il riconoscimento deriva dai risultati degli studi clinici del farmaco che hanno dimostrato un’efficacia virologica statisticamente superiore rispetto agli standard di cura attualmente in uso. Purtroppo, a fronte del riconoscimento di AIFA per Dolutegravir, non esiste ancora un’uniformità di accesso in tutte le Regioni italiane al farmaco. Questo aspetto è di grande importanza considerando che già il farmaco singolo, già presente in Italia, non è disponibile per tutti i pazienti allo stesso modo in base alla realtà geografica in cui vivono. In attesa di un miglioramento dell’attuale possibilità di accesso al farmaco, la situazione attuale è testimoniata dallo studio condotto da NPS in collaborazione con il Centro Studi Gianni Grosso, l’innovazione riconosciuta per Dolutegravir e la disponibilità del farmaco in “Single Tablet Regimen” in associazione ad Abacavir/Lamivudina, rappresentano un’importante opzione terapeutica per le persone sieropositive e i medici che le seguono, in termini di efficacia e di semplificazione delle terapie, con un soddisfacente profilo di sicurezza.
Nel video:
- Adriano LAZZARIN
Direttore Dipartimento malattie infettive Ospedale San Raffaele di Milano- Massimo ANDREONI
Presidente Società Italiana Malattie Infettive e Tropicali- Andrea ANTINORI
Direttore Unità HIV-AIDS Istituto Spallanzani di Roma- Maria Rosaria IARDINO
Presidente onorario Nps Italia onlus