Verso la remissione della malattia renale cronica

La Malattia Renale Cronica, ovvero la perdita progressiva della funzionalità renale, è in costante aumento in Italia soprattutto a causa dell’invecchiamento della popolazione generale e dell’aumentata prevalenza di condizioni patologiche caratterizzate da un elevato rischio di manifestare danno renale, tra le quali: diabete mellito di tipo II, sindrome metabolica, ipertensione arteriosa, obesità, scompenso cardiaco, e di patologie che richiedono uso di mezzi di contrasto nefrotossici.

Con questa premessa si apre l’annuale Congresso della Società Italiana di Nefrologia che ripercorre le principali novità e le prospettive che si delineano per pazienti, caregiver e popolazione generale. 

“La Malattia Renale Cronica, asintomatica fino alle fasi avanzate di malattia, oggi riguarda circa il 10% della popolazione italiana, ossia 5 milioni di persone; un numero che continua ad aumentare. Per questo è fondamentale investire su prevenzione e diagnosi precoci attraverso la ricerca attiva di quei pazienti particolarmente esposti al rischio: scompensati, diabetici, obesi e ipertesi in prima battuta. Un Documento di Indirizzo per ottimizzare i percorsi diagnostico-terapeutici è dunque fondamentale per invertire la rotta che, a oggi, vede la MRC posizionarsi al terzo posto tra le cause di morte per velocità di incremento negli anni e che si stima diventerà nel 2040 la quinta causa di morte al mondo, con i decessi in aumento da 1.2 milioni nel 2016 a 3.1 milioni nel 2040. Per questo ci auguriamo che il Documento sia recepito e attuato velocemente a livello regionale”. È quanto auspica Stefano Bianchi, Presidente della Società Italiana di Nefrologia.

Gli enormi passi avanti in termini di ricerca scientifica e innovazione si traducono in una inarrestabile rivoluzione terapeutica e digitale che prosegue già da qualche anno, con nuovi farmaci in grado di rallentare la malattia renale e l’ingresso in dialisi di oltre dieci anni e, auspicabilmente, arrestarne la progressione. “Uno scenario impensabile fino a 4 o 5 anni fa che oggi vediamo delinearsi concretamente e che ci consente di guardare con ottimismo alla possibilità di curare in maniera efficace e sicura una malattia che riuscivamo soltanto a trattare in maniera parziale”, prosegue Bianchi. 

Total
0
Condivisioni
Articolo Precedente

Attività fisica, una “terapia” utile per le persone con tumore del sangue

Articolo Successivo

“SavingTime” Più tempo grazie alla ricerca sui tumori del sangue

Articoli correlati