Si intitola “Quella macchia nera” la web series per raccontare i tumori dell’ovaio e dell’endometrio. Cinque episodi di 4 minuti firmati dal regista Enzo Dino, in onda ogni settimana sui portali Manteniamoci informate https://www.manteniamociinformate.it/ e Womencare https://www.womencare.it/ . La serie racconta la storia di due donne, Nadia e Gaia, e di come affrontano i loro percorsi di malattia. La loro amicizia, che si trasforma in alleanza, forza – perché è tra simili che ci si capisce nel profondo e ci si può aiutare – inizia nella stanza della chemioterapia. E attraverso questo legame raccontano il loro percorso, le ansie, i dolori e la speranza delle migliaia di persone impegnate nella personale partita a scacchi con il tumore.
Dopo l’importante riscontro avuto lo scorso anno con “Tic Toc, la gentilezza del tempo”, opera che ripercorre il diverso vissuto di malattia di tre persone con mieloma multiplo, GSK, in collaborazione con DRMovie di Elena Rotari, riprende la grammatica cinematografica per parlare di cancro.
«Il nostro obiettivo è essere vicini a tutte le persone, donne e uomini, che nella loro vita incontrano una patologia oncologica» spiega Maria Sofia Rosati, direttore medico oncoematologia di GSK.
«Stare vicino significa soprattutto dare risposte terapeutiche che consentano di superare o convivere con la malattia, ma è altrettanto importante fornire ai pazienti gli strumenti per capire cosa stanno passando e che in questo percorso non sono soli, soprattutto che ce la possono fare. In questa web series si alza l’attenzione sui tumori all’ovaio e all’endometrio, neoplasie ginecologiche che vanno a toccare la sfera intima delle donne, con un impatto psicologico importante» prosegue Rosati. «Si parla per esempio di sessualità, un aspetto che non va accantonato o cancellato, e che sempre più donne ricercano anche nel dialogo con il proprio oncologo. Il messaggio che vogliamo trasmettere è sempre quello della speranza. I tumori dell’ovaio e dell’endometrio non sono una passeggiata, ma Nadia e Gaia ci dicono che dopo la fatica della salita, il percorso si fa meno scosceso e pianeggiante».
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