La vitiligine non è un semplice problema estetico, ma una malattia a tutti gli effetti che comporta un notevole peso a livello psicologico e socioeconomico e che si manifesta con macchie bianche in diverse parti del corpo. «La vitiligine è una malattia immunologica come la psoriasi, l’artrite reumatoide o il lupus, ed è spesso associata ad altre patologie autoimmuni» spiega Mauro Picardo, Professore alla UniCamillus International University di Roma e Coordinatore della task force europea sulla vitiligine.
Secondo uno studio globale, per 3 pazienti su 5 la vitiligine ha un impatto negativo sulla propria autostima e 9 su 10 si sono scontrati con lo stigma derivante dalla loro condizione. Al peso psicologico si aggiunge anche quello economico: un’analisi condotta dal EEHTA-CEIS dell’Università Tor Vergata ha stimato che la vitiligine costa mediamente 1.653 euro a paziente ogni annocon un picco per i pazienti con comorbidità pari a 5.000 euro. «I dati di questo studio indicano con forza il peso socioeconomico della vitiligine e sembrano suggerirci come sia essenziale ridurre le comorbidità per ridurne l’impatto sulla spesa sanitaria diretta» sottolinea Francesco Saverio Mennini, Research Director della Economic Evaluation and HTA, CEIS all’Università degli Studi di Roma Tor Vergata. «Infatti, se vediamo i costi dei soggetti giovani e il costo delle comorbidità, ci rendiamo conto dell’importanza di sviluppare un modello di presa in carico che preveda la diagnosi e il trattamento precoci».
Per quanto riguarda il trattamento della vitiligine, nuove terapie efficaci potrebbero essere disponibili nei prossimi mesi. «Oggi viene utilizzata soprattutto la fototerapia, un trattamento che non sempre è efficace e che non è specifico. Infatti, a oggi in Italia non abbiamo farmaci studiati specificamente per questa patologia» avverte Mauro Picardo. «La ricerca però ha prodotto risultati molto interessanti e negli Usa è già stata approvata una piccola molecola, che si chiama ruxolitinib, che agisce inibendo la via di segnalazione delle Janus chinasi (JAK) particolarmente sovraespresse in chi ha la malattia. L’applicazione di una crema a base di ruxolitinib ha comportato miglioramenti significativi sulla ripigmentazione del viso e del corpo dopo 24 settimane».
Nel video:
- Mauro Picardo, Professore alla UniCamillus International University di Roma e Coordinatore della task force europea sulla vitiligine
- Francesco Saverio Mennini, Research Director della Economic Evaluation and HTA, CEIS all’Università degli Studi di Roma Tor Vergata