Tumore al polmone in aumento tra donne e non fumatori

Il tumore del polmone è il big killer tra tutte le malattie oncologiche, causando ogni anno la morte di 34 mila persone in Italia, e oltre un milione nel mondo, con numeri sempre più in aumento. Si tratta della seconda neoplasia più frequente negli uomini (15 per cento) dopo il tumore alla prostata e la terza nelle donne (6 per cento). 

Ogni giorno, in Italia, vengono diagnosticati più di 115 casi, con un aumento tra donne e persone più giovani, anche non fumatori o ex fumatori.

Quando si pensa al tumore al polmone, si pensa subito al tabacco e al fumo di sigaretta. Tuttavia, circa il 20 per cento delle persone a cui viene diagnosticato un tumore al polmone non è un soggetto fumatore o non è stato esposto al fumo passivo. Nei pazienti non fumatori e ancor più frequentemente nelle donne non fumatrici il tumore al polmone può essere provocato da un mix tra inquinamento e una mutazione di un gene, chiamato EGFR. «Recentemente al congresso europeo di oncologia medica (ESMO) sono stati presentati i risultati di un importante studio che ha confermato come l’inquinamento atmosferico possa influenzare lo sviluppo di un particolare sottotipo biologico di tumore polmonare (con mutazioni di EGFR) anche nei non fumatori, che presentano delle mutazioni “dormienti”, riattivate dall’inquinamento» avverte Antonio Passaro, Oncologo medico della Divisione di Oncologia toracica dell’Istituto Europeo di Oncologia di Milano. 

In questi casi una diagnosi precoce può fare la differenza, tenendo conto che il tumore del polmone viene spesso diagnosticato a uno stadio tardivo, incidendo largamente sulla mortalità di questo tipo di neoplasia. «La biopsia tissutale è il primo passo fondamentale al fine di effettuare una corretta diagnosi, soprattutto quando parliamo di alterazioni genomiche» spiega Diego Cortinovis, Oncologo medico. “Nella pratica clinica quotidiana sono nove le mutazioni che vengono rilevate. Alcune di queste sotto-mutazioni sono più frequenti, e una di queste è la mutazione di EGFR».

È chiaro, dunque, che per offrire la terapia più adeguata ed efficace al paziente con tumore al polmone EGFR mutato, sia necessario studiare approfonditamente ogni singolo caso e valutare ogni dato. Parliamo quindi di una medicina di precisione, ovvero una medicina fortemente personalizzata e mirata, che parte proprio dalle differenze individuali in termini di genetica, microbioma, stile di vita e ambiente.

«Oggi siamo in grado di utilizzare farmaci biologici a bersaglio molecolare, chiamati inibitori tirosin-chinasici (TKI), che sono stati in grado di migliorare in modo significativo la sopravvivenza in particolare nei pazienti affetti da tumori con mutazioni comuni. Recentemente, grazie alla ricerca e lo sviluppo di molecole di nuova generazione, quali amivantamab, si è aperta una grande opportunità terapeutica per i pazienti con inserzioni dell’esone 20 di EGFR, fino a poco tempo fa orfani di specifici farmaci target» aggiunge Antonio Passaro.

Nel video:
Diego Cortinovis, Oncologo medico
Antonio Passaro, Oncologo medico della Divisione di Oncologia toracica dell’Istituto Europeo di Oncologia di Milano
Daniela Curzio, Therapeutic Area Oncology Medical Manager Janssen Italia

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