Una Radioterapia che integra la genomica e l’intelligenza artificiale senza mai rinunciare alla clinica per ‘ritagliare’ sul singolo paziente e sulla sua neoplasia il miglior trattamento radioterapico possibile che attraverso l’analisi del profilo genetico, della radiomica e l’elaborazione di dati clinici con software e algoritmi sofisticatissimi, sta portando ad un innovativo approccio nella cura dei tumori.
È questo lo scenario del XXXI Congresso Nazionale AIRO – Associazione Italiana di Radioterapia e Oncologia clinica. «La Radioterapia è cambiata totalmente, sia come caratteristiche della disciplina sia come suo inserimento nell’ambito oncologico per la cura dei tumori» spiega Vittorio Donato, Capo Dipartimento di Oncologia e medicine Specialistiche, Direttore Divisione di Radioterapia, AO San Camillo Forlanini di Roma e Presidente AIRO. «Prima era considerata alla stregua di una cura palliativa ed era guardata solo come complicanza; oggi è uno dei tre pilastri delle cure oncologiche e onco-ematologiche e si è aggiornata insieme alle terapie farmacologiche».
Oggi una seduta di radioterapia dura in genere pochi minuti, viene effettuata con macchinari di diversa complessità tecnica (acceleratori lineari, apparecchiature per tomoterapia, cyberknife, gammaknife) che lo specialista sceglie a seconda delle indicazioni. «Può essere prescritta sia per i tumori solidi sia per i tumori del sangue, prima, durante o dopo l’intervento chirurgico, da sola o associata ad altre terapie oncologiche, come per esempio i nuovi farmaci immunoterapici» prosegue Donato. «Grazie alla ricerca e alle continue innovazioni tecnologiche la radioterapia è cambiata totalmente: ora è possibile scegliere il trattamento radiante in base alle caratteristiche del tumore e della persona che si deve curare, abbreviando il più possibile le sedute e frazionando anche in modo estremo le dosi di radiazioni, colpendo il bersaglio nel modo più preciso possibile, risparmiando così i tessuti sani dalla tossicità della cura».
Un concetto sempre più diffuso è l’ipofrazionamento: «Vuol dire fare trattamenti più brevi, più concentrati, dove la dose radiante per ogni singola seduta è più elevata rispetto allo standard che consisteva in piccole dosi e cicli molto lunghi» conferma Barbara Jereczek, direttore della Divisione di Radioterapia all’Istituto Europeo Oncologico di Milano e coordinatore del Comitato scientifico di Airo. «Oggi grazie all’imaging che ci permette di riconoscere tumori molto piccoli e grazie alla tecnologia sofisticata si possono fare trattamenti ipofrazionati selettivi, più convenienti perché il paziente deve recarsi in ospedale non 40 volte, ma 5. Inoltre, somministrando una dose più elevata e mirata sulle cellule cancerose (risparmiando i tessuti sani) il trattamento è più efficace e la percentuale di guarigione è maggiore».
L’innovazione tecnologica, per quanto preziosa, non può però prescindere dalla componente umana. «Il radioterapista oncologo con la sua esperienza e competenza resta il cardine del trattamento» sottolinea Roberto Pacelli, responsabile della Radioterapia al Federico II di Napoli e membro del Consiglio direttivo Airo. «Per aiutare pazienti, familiari e medici di base, poi, il sito di Airo (www.radioterapiaitalia.it) contiene informazioni che rispondono alle domande più frequenti; uno spazio dedicato a materiale informativo sulle radiazioni, sui loro effetti rispetto al tipo di tumore, sui benefici del trattamento, sui possibili effetti collaterali e come mitigarli. Infine il sito contiene la mappa di tutti i centri radioterapici attivi in Italia e una sezione per la formazione e l’aggiornamento, con incontri rivolti anche ai medici di base che sono i primi interlocutori dei pazienti. Abbiamo inserito anche un documento sul vaccino anti-Covid e sui pazienti più fragili per i quali si raccomanda la vaccinazione».
Nel video:
Vittorio DONATO
Direttore Radioterapia, AO San Camillo Forlanini di Roma e Presidente AIRO
Roberto PACELLI
Responsabile Radioterapia AUO Federico II di Napoli
Barbara JERECZEK
Direttore Divisione Radioterapia Istituto Europeo di Oncologico di Milano