Nel tentativo di tornare alla normalità pre-pandemica, molti Paesi in cui le campagne di vaccinazione per il Covid-19 sono in pieno svolgimento stanno valutando la possibilità di approvare i “passaporti vaccinali” per riaccendere l’interesse verso i viaggi internazionali e far ripartire l’economia.
Una settimana fa, il governo del Regno Unito ha escluso piani per tali passaporti – con il ministro dei vaccini Nadhim Zahawi che li ha definiti “discriminatori” – ma domenica il ministro degli esteri, Dominic Raab, ha dichiarato che l’idea dei passaporti è tuttora “in esame”.
Quindi quali sono i pro e i contro di tali “certificati di immunità”?
Uno dei pro è che potrebbero servire come potente motivazione per le persone a farsi vaccinare. Tuttavia, David Archard, presidente del Nuffield Council on Bioethics, sostiene che non sono necessariamente un modo proporzionato per ottenere l’adesione ai vaccini, che può essere meglio garantita fornendo informazioni maggiori e più accurate alle persone.
Sul piano lavorativo, ottenendo un certificato alcuni individui che sono stati privati dell’accesso a determinate opportunità di lavoro dalla pandemia potrebbero trarne vantaggio.
I passaporti potrebbero anche offrire un valore in termini di viaggi internazionali. Paul Hunter, professore di medicina presso l’Università dell’East Anglia, Norwich, Regno Unito, afferma che se gli ospedali di altri paesi sono già alle prese con alti livelli di Covid-19, non vogliono che persone potenzialmente positive intasino ancor di più il sistema sanitario nazionale. Mentre la vaccinazione riduce notevolmente il rischio di infezione, sia che si sia entrati a contatto con il virus in patria, sia che lo si abbia contratto già in vacanza.
Passando ai lati negativi, i vaccini utilizzati hanno dimostrato di avere un’efficacia impressionante nel ridurre il rischio di ospedalizzazione e morte per Covid-19, ma per ora non ci sono prove concrete che possano ostacolare la trasmissione. “Per ora non abbiamo la certezza che l’essere vaccinati escluda il poter trasmettere il virus. Quindi per ora il passaporto vaccinale resta un’idea”, afferma Archard.
La maggior parte dei Paesi si trova nelle prime fasi del lancio del vaccino e, date le preoccupazioni circa l’impatto delle varianti esistenti – in particolare quella scoperta in Sud Africa – sulla capacità dei vaccini di offrire protezione, sarebbe prematuro introdurre il sistema del passaporto, dice Archard.
Tali passaporti saranno usati per dare alle persone che sono vaccinate e che si presume abbiano l’immunità, la capacità di fare cose che gli altri non possono fare. Dato che il lancio del vaccino si basa su un sistema di priorità, alcune persone verranno vaccinate prima di altre. Inoltre coloro che scelgono di non farsi vaccinare non avranno sicuramente pari opportunità. Esiste il pericolo di stigmatizzare le persone prive di certificazione e secondo Archard questo potrebbe penalizzare soprattutto le persone che sono già svantaggiate a causa di alcune disuguaglianze.
Questi passaporti potrebbero significare che i dati sanitari delle persone verranno condivisi con società esterne, afferma Archard. “Potrebbe essere utilizzato in modi ingiusti, stigmatizzanti e pregiudizievoli? Il modo esatto in cui viene messo in pratica potrebbe anche sollevare ragionevoli preoccupazioni etiche che dovrebbero essere affrontate”.