Nuove terapie prolungano la sopravvivenza dei pazienti con tumore al polmone

Sono stati pubblicati su The Lancet i risultati di uno studio registrativo disegnato per valutare l’utilizzo dell’inibitore di PD-1 cemiplimab rispetto alla chemioterapia standard (doppietta a base di platino) in pazienti con tumore al polmone non a piccole cellule (NSCLC) localmente avanzato o metastatico che esprimono  PD-L1 in almeno il 50% delle cellule tumorali.

I dati sono stati presentati nel 2020 al Congresso virtuale della European Society for Medical Oncology (ESMO) e sono alla base dei dossier in valutazione da parte delle agenzie regolatorie in diversi Paesi nel mondo, tra cui Stati Uniti e Unione Europea. La Food and Drug Administration (FDA) statunitense ha garantito la Priority Review a cemiplimab per questa indicazione, con data ultima per la decisione il 28 febbraio 2021. La decisione della Commissione Europea è attesa a metà del 2021.

“Cemiplimab si è dimostrato superiore nell’aumentare la sopravvivenza globale rispetto alla chemioterapia, nonostante circa tre quarti dei pazienti sia passato al trattamento con cemiplimab (crossover) a seguito della progressione della malattia con la chemioterapia. Cemiplimab ha ridotto il rischio di morte nella popolazione complessiva dello studio registrativo e, in una percentuale maggiore, nei pazienti con un’espressione confermata di PD-L1 in almeno il 50% delle cellule tumorali” afferma Ahmet Sezer, Professore presso il Dipartimento di Oncologia Medica della Başkent University di Adana, Turchia e uno degli sperimentatori nello studio.

“Si conferma come oggi il trattamento immunoterapico sia più efficace della chemioterapia tradizionale, soprattutto nei pazienti che iperesprimono PD-L1. Benché altri studi in precedenza abbiano prodotto simili risultati, la grande importanza di questo studio risiede nelle modalità con cui i pazienti sono stati selezionati. Si tratta, infatti, di pazienti che avevano caratteristiche molto simili a quanto normalmente si osserva nella nostra pratica clinica quotidiana, come i pazienti con metastasi encefaliche pretrattate e stabili, che purtroppo rappresentano una quota rilevante dei casi, i pazienti con malattia localmente avanzata non candidabili a chemioradioterapia definitiva o pazienti con malattie infettive come le epatiti o l’HIV, in passato esclusi dalle sperimentazioni o scarsamente rappresentati e per i quali esistevano pochi dati sul ruolo e sui rischi dell’immunoterapia” conclude il dottor Federico Cappuzzo, Direttore Oncologia Medica 2 dell’Istituto Nazionale dei Tumori Regina Elena di Roma.

La sicurezza di cemiplimab in questo studio è risultata generalmente in linea con quanto osservato in precedenti studi clinici e, secondo la pubblicazione, in linea anche con i profili di sicurezza di altri inibitori di PD-1 o PD-L1 nel NSCLC e in altri tipi di tumore. Eventi avversi immunomediati sono stati riportati in percentuale maggiore nei pazienti del braccio cemiplimab, rispetto a quelli del braccio chemioterapia. Tra questi: ipotiroidismo, ipertiroidismo, polmonite, epatite, reazioni avverse cutanee, colite, nefrite, artrite, aumento del TSH (ormone tireostimolante) e neuropatia periferica.

Attualmente cemiplimab è approvato negli Stati Uniti, nell’Unione Europea e in altri Paesi come il primo trattamento sistemico nei pazienti adulti con carcinoma cutaneo a cellule squamose (CSCC) metastatico o localmente avanzato che non sono candidabili a chirurgia o radioterapia curative. Cemiplimab è anche approvato negli Stati Uniti come la prima immunoterapia nei pazienti con carcinoma a cellule basali (BCC) avanzato precedentemente trattati con un inibitore della via di segnalazione hedgehog (HHI) oppure per i quali un HHI non è appropriato. Attualmente è in corso la revisione anche da parte dell’autorità regolatoria dell’Unione Europea per il trattamento del BCC localmente avanzato precedentemente trattato con un HHI.

oncologiaL’utilizzo di cemiplimab nel trattamento del NSCLC avanzato è ancora in fase di sperimentazione e non ha ancora completato l’iter di valutazione da parte delle autorità regolatorie.

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