La funzione principale del tessuto adiposo è accantonare energia nelle sue cellule e rilasciarla quando serve all’organismo sotto forma di lipidi (grassi).
Durante i primi dieci anni di vita, il contenuto lipidico delle cellule adipose viene completamente rinnovato più di 6 volte. Ma nelle cellule degli obesi questo turnover è alterato e rallentato. In presenza di un introito calorico elevato le cellule adipose vanno incontro ad una iperplasia e ipertrofia per adattarsi alla richiesta di stoccaggio dei trigliceridi. Il Professor Francesco Chiarelli, Direttore della Clinica Pediatrica dell’Università di Chieti e Presidente della Società Europea di Endocrinologia Pediatrica (ESPE) usa una metafora: “Immaginiamo di aver organizzato una festa in un appartamento di 40 metri quadri e che invece dei dieci amici invitati ognuno porti degli amici e ci siano più di 50 persone. Ognuno avrà bisogno di cibo e ossigeno e ben presto la festa si rivelerà poco divertente.
Allo stesso modo un eccessivo introito calorico determina una rapida espansione delle cellule adipose, una ipossia acuta del tessuto e una alterazione dei fattori protettivi come le ‘adiponectine’. Queste alterazioni se persistono determinano una maggiore sensibilità all’insulina, una infiammazione cronica dei tessuti e anche la morte delle cellule.
Tornando alla nostra festa, i nostri ospiti potranno uscire a prendere aria (il grasso esce dalle cellule e si deposita intorno ad organi come il fegato), altri andranno a casa delusi, altri rimarranno all’interno dell’appartamento e magari avranno un malore”. E’ stato assodato che il grasso addominale, anche chiamato ‘viscerale’ perché circonda
gli organi interni è un indicatore di rischio anche nella popolazione pediatrica. E può essere facilmente calcolata con la formula circonferenza in cm diviso altezza in cm. Se il risultato è 0,5 o maggiore indica la presenza di obesità viscerale anche nei bambini di peso normale.
Spiega il Professor Francesco Chiarelli: “Il girovita è quindi un affidabile indicatore anche della sensibilità all’insulina che a sua volta è fattore di rischio per l’insorgenza del diabete. Come emerso nel recente Congresso Mondiale di Endocrinologia Pediatrica svoltosi a Milano, un risultato intorno allo 0,5 deve indurre controlli ulteriori perché rappresenta una sorta campanello di allarme. La definizione di sovrappeso è troppo sottovalutata, per questo preferiamo chiamarla pre-obesità, in modo da richiamare uno dei principali problemi sanitari dell’infanzia.
Inoltre l’obesità ha un ruolo importante nel timing della pubertà, nel senso che può indurre una accelerazione della età ossea ed una tendenza alla anticipazione del tempo della pubertà.
Il BMI (body mass index) è invece un calcolo inadatto alla popolazione pediatrica perché non fornisce una indicazione della massa grassa intra-addominale. Esiste una relazione diretta tra grasso viscerale e infiammazione sistemica. In condizioni di stress infatti le cellule adipose secernono elevate quantità di molecole pro-infiammatorie come l’interleuchina 6 e il TNF-alfa. L’aumento eccessivo di dimensione della cellula porta alla sua morte, a questo punto intervengono i macrofagi del sistema immunitario che attivano una reazione locale infiammatoria. Se l’eccesso di peso persiste questo meccanismo diventa cronico e apre la strada ad una lunga serie di patologie tipiche dell’età adulta: dalla steatosi epatica alla sindrome metabolica. Combattere sovrappeso e obesità infantile sono quindi importanti obiettivi di salute pubblica per contrastare una generazione di giovani adulti malati cronici”.
Dati statistici
Il 22,1% dei bambini è in sovrappeso e il 10,2% in condizioni di obesità, con percentuali più alte nelle regioni del centro e del sud Italia. È quanto emerge dalla fotografia scattata nel 2012 dal Sistema di sorveglianza “OKkio alla SALUTE”, promosso dal Ministero della Salute e dal Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie e pubblicata a febbraio di quest’anno.
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