“Il nostro scopo è quello di favorire la diagnosi precoce del melanoma, capire quali sono le eventuali cause di possibili ritardi ed elaborare raccomandazioni per limitarle o eliminarle. Conoscere le difficoltà del percorso diagnostico e rimuovere le possibili cause che ritardano la diagnosi è essenziale per migliorare la prognosi nelle persone con melanoma. Linee di indirizzo, quindi, elaborate da specialisti insieme ai rappresentanti dei pazienti, che rendano il percorso del paziente all’interno del sistema sanitario efficace ed efficiente e che magari promuovano un programma di screening su tutto il territorio nazionale. Serve, da un lato uno sforzo aggiuntivo per la prevenzione e dall’altro un Percorso Diagnostico Terapeutico e Assistenziale, un PDTA, in grado di garantire uniformità nell’assistenza al paziente in tutte le regioni italiane”.
Questa la dichiarazione di intenti delle quattro Associazioni di pazienti – AIMAME(Associazione Italiana Malati di Melanoma), APAIM (Associazione Pazienti Italia Melanoma), Emme Rouge (Comitato Emme Rouge in ricordo di Mara Nahum Onlus) e MIO (Melanoma Italia Onlus) – promotrici di “Bersaglio Melanoma”, progetto che si rivolge a dermatologi e pazienti, ma anche alle istituzioni.
Secondo i dati pubblicati su “Numeri del Cancro in Italia 2019”, curato dalla Fondazione AIOM (Associazione Italiana Oncologia Medica), si stima che in Italia nel 2019 siano stati registrati circa 12.300 nuovi casi di melanoma della cute, 6.700 tra gli uomini e 5.699 tra le donne (circa il 4% di tutti i tumori in entrambi i sessi).
Il melanoma, come confermano ancora i dati, rappresenta il 9% dei tumori giovanili negli uomini (seconda neoplasia più frequente, dopo il testicolo) e il 7% nelle donne (terza neoplasia più frequente, dopo mammella e tiroide).
Il Progetto “Bersaglio Melanoma”, si configura come uno strumento utile ad individuare le problematiche che determinano il ritardo diagnostico del tumore della pelle e che ostacolano la corretta presa in carico del paziente la quale non sempre è assicurata allo stesso modo su tutto il territorio nazionale.
Per questo motivo le Associazioni e il Board Scientifico di “Bersaglio Melanoma” – composto da dermatologi, oncologi ed esperti nella diagnosi istopatologica e molecolare del melanoma – hanno sviluppato due questionari, uno rivolto ai pazienti e uno ai dermatologi, strutturati su quattro tematiche principali: il fattore tempo, legato tanto alle visite quanto agli esami strumentali e di laboratorio; il momento della diagnosi; il follow-up e il valore della comunicazione della diagnosi stessa ai pazienti.
I risultati delle due survey, test anonimi e compilabili online fino al 6 settembre 2020, saranno oggetto di una pubblicazione che raccoglierà i dati sulle eventuali barriere alla diagnosi precoce – se queste sono dovute alla natura del tumore, alla conoscenza o al comportamento del paziente e/o al sistema sanitario – e come esse si distribuiscono sul territorio nazionale, al fine di progettare interventi comuni da adottare nei diversi livelli di organizzazione assistenziale.
La diagnosi clinica di melanoma si conferma tra le principali problematiche e appare generalmente difficoltosa e condizionata direttamente dall’esperienza del clinico, con sensibilità variabile che oscilla tra il 50 e l’85% (Fonte “Numeri del Cancro in Italia 2019”). La prevenzione e la diagnosi precoce, dunque, costituiscono step fondamentali per far fronte alla patologia. “Il melanoma in fase avanzata richiede trattamenti multidisciplinari integrati ed è una malattia difficilmente guaribile, l’approccio migliore per prevenirlo è la prevenzione primaria e secondaria – afferma Paola Queirolo, Direttore della Struttura Complessa di Oncologia Medica dei Melanomi, Sarcomi e Tumori Rari dell’Istituto Europeo di Oncologia di Milano– La conoscenza delle criticità del percorso diagnostico-terapeutico e l’opportunità di intervenire sulle possibili cause dei ritardi diagnostici sono essenziali per il miglioramento della prevenzione secondaria della malattia”.
È sempre più evidente la necessità di porre il dermatologo al centro di questo percorso di prevenzione e diagnosi, come sottolinea anche Giovanni Pellacani, Direttore della Struttura Complessa di Dermatologia dell’Università di Modena e Reggio Emilia: “Essendo il melanoma una forma tumorale cutanea, la sua gestione è in carico al dermatologo che è il primo referente dei pazienti. È la dermatologia a giocare da sempre un ruolo cruciale e determinante, spesso forse trascurato, nella diagnosi precoce, la quale rappresenta l’arma più efficace nel ridurre sensibilmente la mortalità per melanoma che se diagnosticato precocemente evita lo svilupparsi delle metastasi”.