In Italia il Rotavirus colpisce 1 bambino al minuto, 27.000 al mese, per un totale di oltre 400.000 casi ogni anno. Diversamente dalle normali gastroenteriti, l’infezione da Rotavirus provoca diarrea, febbre, vomito e disidratazione. La sintomatologia può diventare così seria da richiedere il ricovero in ospedale del bambino al fine di reintegrare i liquidi persi.
La campagna #unapreoccupazioneinmeno accompagna il “ritorno alla normalità” delle famiglie. Una normalità che prevede la vaccinazione anti-Rotavirus, un appuntamento a cui non si può mancare. E a cui, oggi più che mai, va prestata la massima attenzione. «La chiusura di alcuni centri vaccinali, la paura del contagio e l’impossibilità di muoversi durante il lockdown hanno provocato il rinvio di moltissimi appuntamenti vaccinali. L’emergenza COVID-19 ha avuto una seria ripercussione sulle coperture vaccinali dei più piccoli, ridotte in alcune Regioni fino al 4% rispetto allo stesso periodo del 2019» afferma Vanessa Perone, Pediatra di famiglia della Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP).
«Con la fase 2 è di fondamentale importanza un pieno ritorno alla normalità per rispettare le scadenze vaccinali indicate nel Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale, compreso il vaccino anti-Rotavirus, tra l’altro co-somministrabile in un’unica seduta vaccinale con gli altri vaccini del ciclo primario. La FIMP ritiene opportuno mantenere la protezione contro le gastroenteriti da Rotavirus, data la possibile presentazione clinica del COVID 19 con manifestazioni di questo tipo».
Incluso nei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza), il vaccino anti-Rotavirus è nel Calendario Vaccinale dal Ministero della Salute in offerta attiva e gratuita a tutti i nuovi nati a partire dal 2018. Il vaccino anti-Rotavirus è somministrato per bocca insieme ad altri vaccini monovalenti o combinati, in due o tre dosi a seconda dei casi, a partire dalla 6 a settimana di vita, rispettivamente entro la 24esima o la 32esima settimana.