Le allergie alimentari sono sempre al centro dell’attenzione, ma pochi pensando ai potenziali allergeni nei cibi si ricordano del potenziale allergenico nelle spezie.
“Gli allergologi americani– spiega il Dott. Valerio Pravettoni, Allergologia Ospedale Maggiore Policlinico di Milano – hanno recentemente stimato che le allergie alle spezie colpiscano il 2-3% degli adulti e fino all’8% dei bambini con meno di sei anni, considerando quindi l’allergia alle spezie come la responsabile di circa il 2% di tutte le allergie alimentari. Un altro dato interessante è che le più esposte a questo tipo di allergie sono le donne perché di solito utilizzano, con maggiore frequenza rispetto agli uomini, prodotti per la cosmesi e per la cura del corpo, dove spesso si nascondono le spezie. In Italia per fortuna la situazione non è esattamente uguale a quella degli Stati Uniti, ma le tendenze alimentari e l’omologazione degli stili di vita nel mondo occidentale, ci stanno rapidamente portando in quella direzione. Diagnosticare un’allergia alle spezie infatti non è sempre semplice, perché anche noi siamo portati sempre più a consumare cibi lavorati o industriali, in cui la presenza delle spezie non sempre è evidente e dichiarata.”
Nonostante si tenda ad accomunare spezie ed erbe, fare chiarezza è possibile perché “le erbe”, come il prezzemolo ed il basilico, sono riconducibili sempre alla parte fogliaria di una pianta, mentre le spezie intese in senso classico, derivano sempre dalla corteccia, dalle radici, dal tronco o dai semi di una pianta.
Circa la metà delle 109 spezie classificate nel mondo sono prodotte e lavorate in India, che di fatto controlla fino al 25 per centro del mercato mondiale. Una condizione, quella dell’India, di paese leader che ha portato gli allergologi a studiare il fenomeno dell’allergia occupazionale alle spezie. In pratica gli esperti hanno dimostrato che la fase della polverizzazione delle spezie ha sul sistema respiratorio umano lo stesso effetto del particolato dei motori diesel. Alcune delle particelle delle spezie (le pm 2,5) infatti sono di dimensioni talmente piccole da potersi sia insinuare nei bronchi irritandoli sia di trasportare gli allergeni attivando le cellule immunitarie e la risposta allergica.
Tra le spezie più famose c’è certamente il pepe che fin dai romani era ritenuto un vero e proprio tesoro, e che ha spinto gli europei a percorrere il globo, scoprire nuove terre, creare imperi fino a cambiare la faccia del pianeta. Il pepe che usiamo oggi specificano gli allergologi è fondamentalmente un pepe in cui è diverso il livello di maturazione: pepe verde, pepe bianco, pepe nero. Pochi però sanno che altre varietà di pepe come il pepe rosa ed il pepe di Sichuan in realtà non sono pepe ma appartengono ad altre famiglie botaniche e possono dare avvio ad allergie crociate. Il pepe rosa si ricava da una specie diversa, Schinus molle, una pianta sudamericana della famiglia delle Anacardiacee: può quindi causare reazioni in chi è allergico agli anacardi. Il pepe Sichuan invece si ottiene da una pianta del genere Zanthoxylum, oltre al sapore pungente ha una “parentela” con gli agrumi e potenzialmente può essere allergenico per chi ha problemi con arance, mandarini o limoni.
Le miscele di spezie composite sono ovviamente le più ostiche per l’allergologo, perché è più difficile risalire a tutti i potenziali elementi allergenici. Se si pensa al curry ad esempio pochi sanno che una delle sue più comuni componenti, il fieno greco, è un elemento potenzialmente pericoloso per chi è allergico agli arachidi, perché appartiene ad una famiglia botanica quella delle “Fabaceae”, che è proprio la stessa degli arachidi.
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