Preziose cellule staminali che vengono utilizzate a scopo di trapianto per i pazienti affetti da gravi malattie del sangue, quali leucemie, linfomi, talassemie, malattie del sistema immunitario, difetti metabolici. Ma anche piastrine con caratteristiche immunologiche e di sicurezza infettiva superiore, con cui produrre un gel che favorisce e accelera la riparazione tissutale cutanea e ossea.
La donazione del cordone ombelicale rappresenta il futuro della medicina rigenerativa e un atto di solidarietà verso i malati che potrebbero beneficiare dei trattamenti con cellule staminali e con il sangue cordonale. Un futuro con solide radici, dato che quest’anno ricorre il XX anniversario della fondazione della Milano Cord Blood Bank al Policlinico di Milano. In questi due decenni, oltre mille ostetriche hanno raccolto a favore della banca di Milano circa 32.000 donazioni solidaristiche di sangue del cordone ombelicale presso quarantuno sale parto in Lombardia e nella provincia di Trento. Queste donazioni hanno consentito di creare l’inventario della Milano Cord Blood Bank, costituito attualmente da oltre diecimila donazioni congelate e idonee per il trapianto di cellule staminali emopoietiche, disponibili per i pazienti affetti da gravi malattie del sangue. I dati delle donazioni conservate presso la Milano Cord Blood Bank sono accessibili ai Centri Trapianto di tutto il mondo, che selezionano le donazioni compatibili per i propri pazienti utilizzando un sistema di archivi elettronici internazionale che riunisce i dati di tutte le banche mondiali. Con le donazioni della banca di Milano sono già stati eseguiti 526 trapianti in 177 centri in tutto il mondo.
«Il sangue del neonato che rimane nella placenta al termine del parto – e che vent’anni fa veniva eliminato insieme alla placenta – viene oggi prelevato dai vasi sanguigni del cordone ombelicale mediante una semplice procedura eseguita dopo il taglio del cordone, che non pone alcun rischio né per la mamma né per il neonato» spiega Paolo Rebulla, ematologo e responsabile della Milano Cord Blood Bank Fondazione Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano. «Questo particolare tipo di sangue – il ‘sangue placentare’ o ‘sangue del cordone ombelicale’ – contiene preziose cellule staminali che vengono utilizzate a scopo di trapianto per i pazienti affetti da gravi malattie del sangue (leucemie, linfomi, talassemie, malattie del sistema immunitario, difetti metabolici). Oltre due milioni di famiglie hanno già donato il sangue placentare a scopo solidaristico, contribuendo a creare un patrimonio mondiale di oltre 600.000 donazioni conservate a temperatura inferiore a -150°C in oltre 158 banche pubbliche in tutto il mondo. Con questo patrimonio sono stati realizzati finora circa trentamila trapianti» aggiunge Rebulla, intervenendo al convegno “Una vita che nasce rigenera la vita”, organizzato a Milano e promosso dalla Fondazione Internazionale Menarini.
Finora il sangue considerato non idoneo per la conservazione a scopo di trapianto veniva comunque conservato ma non trovava un utilizzo. Oggi si sta studiando la produzione di emocomponenti e in particolare di un gel piastrinico che può essere utilizzato per riparare le ulcere e le piaghe da decubito. «Si sta avviando un progetto nazionale, che partirà nei prossimi mesi, per produrre il gel piastrinico dalle donazioni che non hanno cellule sufficienti per il trapianto, in modo tale che anche queste donazioni non vadano perse» prosegue Rebulla. «Stiamo testando la preparazione di un gel dalle piastrine presenti nel cordone, che può essere utilizzato per riparare le ulcere e le piaghe da decubito. Il gel piastrinico è ottenuto dall’aggregazione di un concentrato piastrinico messo a contatto con calcio e fattori pro aggreganti biologici o farmacologici. L’uso topico del preparato, favorito dalle sue caratteristiche di plasticità e modellabilità, favorisce e accelera la riparazione tissutale sia cutanea sia ossea. Trova il maggior impiego nella chirurgia maxillo-facciale, ortopedica, nella cura delle ulcere e delle piaghe da decubito. Il suo impiego terapeutico potrà aiutare molti pazienti con problemi di ulcere inguaribili, per esempio tanti pazienti anziani per i quali non è possibile prepararlo a partire dal proprio sangue, ma anche neonati sfortunati con epidermolisi bollosa, malattia della pelle di matrice genetica» conclude Rebulla.
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