Il Linfoma Diffuso a Grandi Cellule B (DLBCL) rappresenta una forma aggressiva e complessa di malattia, costituendo la variante più diffusa di linfoma non Hodgkin in Italia (circa il 30% delle nuove diagnosi). Ogni anno, infatti, si contano oltre 500.000 nuove diagnosi a livello mondiale e circa 13.200 in Italia.
Uno studio curato da AdRes, Health Economics & Outcome Research e presentato al recente congresso ISPOR tenutosi a Barcellona (17-20 Novembre 2024) sottolinea il risparmio per il Sistema Sanitario Nazionale generato dall’anticorpo farmaco-coniugato Polatuzumab, indicato in prima linea per il trattamento del Linfoma Diffuso a Grandi Cellule B, ad un anno dalla sua approvazione e rimborsabilità in Italia.
Polatuzumab in combinazione con rituximab, ciclofosfamide, doxorubicina e prednisone (R-CHP) è stata la prima terapia recentemente rimborsata in Italia per il trattamento di pazienti adulti con DLBCL, non pretrattato e con un punteggio dell’Indice Prognostico Internazionale (IPI) di 3-5.
“L’approvazione da parte di AIFA di polatuzumab in combinazione con R-CHP sta rappresentando e rappresenterà una svolta significativa per i pazienti italiani affetti da linfoma diffuso a grandi cellule B (DLBCL) – dichiara Pier Luigi Zinzani, Direttore Istituto di Ematologia “L. e A. Seràgnoli”, Università di Bologna – Questa terapia, la prima approvata negli ultimi 20 anni, rappresenta ormai lo standard di cura per i pazienti di prima linea con IPI 3-5. La sua efficacia superiore ad R-CHOP in termini di sopravvivenza libera da progressione è stata confermata dalla pubblicazione del follow up a 5 anni dello studio registrativo Polarix al recente congresso mondiale di ematologia ASH. La pubblicazione fa ben sperare anche perché la sopravvivenza globale a 5 anni mostra un trend favorevole per i pazienti trattati con Pola-R-CHP”.
I pazienti trattati con polatuzumab ottengono migliori risultati nella gestione della malattia e il Sistema Salute ne beneficia in termini di sostenibilità, tema sempre più cruciale per il futuro della sanità pubblica. La riduzione di terapie successive alla prima linea ha un impatto positivo in termini di contenimento dei costi associati.
Dall’analisi emerge come la minore probabilità – osservata nel trial registrativo – di ricorrere alle linee successive alla prima nei pazienti trattati con Pola-RCHP rispetto a quelli trattati con R-CHOP, insieme alla riduzione del numero di terapie nel paziente che progredisce (2,26 contro 3,13, rispettivamente), determina un risparmio medio stimato di 12.300€ per paziente nel primo anno.
“Adottare un approccio basato sul valore complessivo delle tecnologie sanitarie (Value-Based Healthcare) significa investire in soluzioni innovative ed efficaci che apportano benefici concreti all’intero sistema Paese – afferma Andrea Marcellusi, Presidente dell’ISPOR Italy Chapter Roma e docente presso il Dipartimento di Scienze Farmaceutiche dell’Università degli Studi di Milano – In una prospettiva di programmazione sanitaria, l’impiego di tecnologie ad alto valore, come Pola-R-CHP, consente non solo di migliorare significativamente la qualità di vita dei pazienti, ma anche di ridurre i trattamenti per linee successive, generando un risparmio di oltre 60 milioni di euro in tre anni per il Servizio Sanitario Nazionale”.
Tale risparmio consente di compensare e mantenere sostenibile l’investimento per mettere a disposizione dei pazienti italiani l’innovazione terapeutica rappresentata da polatuzumab, ottenendo un maggior controllo della malattia e migliorando il patient journey oltre la prima linea, nei soggetti a maggior rischio di progressione.
Nel video:
- Pier Luigi ZINZANI, Direttore Istituto di Ematologia “L. e A. Seràgnoli”, Università di Bologna
- Andrea MARCELLUSI, Presidente ISPOR Italy Chapter Roma Docente al Dipartimento di Scienze Farmaceutiche Università di Milano
- Davide PETRUZZELLI, Presidente La Lampada di Aladino ETS
- Anna Maria PORRINI, Direttore Medico Roche Italia