Un prelievo del sangue può fornire una diagnosi precoce della malattia di Alzheimer 

Perdita di memoria, problemi a utilizzare il linguaggio, disturbi della personalità, disorientamento: potrebbero essere i primi sintomi della malattia di Alzheimer. Come sottolineato al congresso annuale della Società Italiana di Neurologia, se si avvertono dei segnali di allerta è consigliabile rivolgersi al medico per avviare una diagnosi biologica che consente di capire il rischio e, se serve, di individuare il trattamento farmacologico di oggi e di domani.

«La malattia di Alzheimer è causata da un’alterazione di due proteine. La diagnosi biologica riesce a individuare queste alterazioni grazie a un prelievo del sangue oppure all’utilizzo di neuro-immagini, scansioni PET, esami del liquido cerebrospinale, grazie alle quali possiamo dimostrare l’alterazione delle proteine» spiega Federica Agosta, Professore di Neurologia all’Università Vita-Salute San Raffaele Milano. «Oggi diagnosticare precocemente l’Alzheimer e intervenire in una fase iniziale può consentire di rallentare la progressione della malattia, perché per la prima volta la ricerca scientifica sta per fornire terapie in grado di interferire con l’andamento della patologia».

Oggi la scienza medica ha fatto grandi progressi dirigendo la diagnosi verso un’indagine biologica basata sulla ricerca di biomarcatori specifici, che possono indicare la presenza di una malattia con analisi oggi disponibili in molti centri diagnostici. «Mentre fino a qualche anno fa le metodiche di analisi erano molto complesse, oggi abbiamo piattaforme automatizzate e disponibili in molti laboratori per misurare i marcatori. conferma Lorenzo Gaetani, Neurologo e Ricercatore all’Università degli Studi di Perugia. «Di fronte a una persona che ha disturbi che possono far sospettare un esordio di malattia di Alzheimer, oggi è possibile utilizzare un marcatore per capire se la malattia è presente e quindi eseguire una diagnosi accurata anche in fase molto precoce di malattia, quando i disturbi sono ancora sfumati».

Nel video:

  • Federica Agosta, Professore di Neurologia – Università Vita-Salute San Raffaele Milano
  • Lorenzo Gaetani, Neurologo e Ricercatore Università degli Studi di Perugia
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I marcatori ematici facilitano la diagnosi della malattia di Alzheimer 

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