La nascita pretermine è un problema di salute pubblica a livello mondiale. Basti sapere che oggi nel mondo circa 1 neonato su 10 nasce prima della 37° settimana gestazionale, cioè prima del tempo necessario a completare la sua maturazione e il suo sviluppo nell’utero materno, con effetti a breve e lungo termine sulle funzioni del suo cervello ed in particolar modo sul neurosviluppo. In Italia, secondo i dati più recenti (Rapporto CeDAP, 2022), la percentuale annua dei parti pretermine si attesta intorno al 6.3% del totale delle nascite, pari a circa 24 mila nati pretermine.
In occasione della Giornata Mondiale della Prematurità 2024, istituita nel 2008 e riconosciuta dal Parlamento europeo grazie all’impegno della European Foundation for the Care of Newborn Infants, EFCNI, la Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza, SINPIA, sottolinea come la prevenzione e la cura della prematurità debbano essere una priorità della ricerca e ribadisce l’importanza dell’intervento precoce, finalizzato a promuovere la plasticità cerebrale e tutte le funzioni motorie, sensoriali, comunicativo-linguistiche, cognitive ed emotivo-relazionali di ogni soggetto nato pretermine, nonché a diminuire lo stress genitoriale e favorire la nascita della relazione genitori-bambino.
“La nascita pretermine – spiega Elisa Fazzi, Presidente SINPIA, Direttore della U.O. Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza ASST Spedali Civili e Professore dell’Università di Brescia – resta una condizione di rischio per lo sviluppo delle funzioni del sistema nervoso centrale: all’aumento delle possibilità di sopravvivenza non corrisponde anche una diminuzione delle problematiche presentate a distanza rispetto al neurosviluppo. Negli anni abbiamo assistito ad un cambiamento delle conseguenze neuropsichiche della nascita prematura: a fronte di una riduzione delle gravità delle problematiche motorie e cognitive (come le paralisi cerebrali e la disabilità intellettiva grave), un tempo le più temute, assistiamo ad un aumento di problemi legati alla coordinazione motoria, alle funzioni attentive, esecutive e di apprendimento, a quelle comunicativo-linguistiche e quelle emotivo-relazionali e sociali. Possiamo, quindi, dire che un bambino nato pretermine può potenzialmente rappresentare il prototipo di un soggetto a rischio di un disturbo del neurosviluppo”.
Nel neonato pretermine, infatti, anche quando non ci sono lesioni cerebrali visibili con le tecniche di neuroimaging più utilizzate, il sistema nervoso che si sviluppa e matura in un ambiente molto diverso da quello fisiologico, si trova in qualche modo “impreparato” ad affrontare la vita extrauterina. Esiste ancora una quota di bambini pretermine, nati di peso estremamente basso, che sviluppa deficit di tipo motorio come paralisi cerebrale infantile (dal 5 al 10% dei soggetti), ma ancora più significativo è il fatto che una percentuale che va dal 25 al 50% di nati pretermine può presentare ritardi di sviluppo, disabilità cognitiva di varia gravità, problemi comportamentali, deficit dell’attenzione e/o iperattività, difficoltà di regolazione delle emozioni, disturbi dello spettro autistico.
La SINPIA, in occasione della Giornata Mondiale della Prematurità, ribadisce come sia importante seguire e accompagnare i bambini e le loro famiglie anche dopo le dimissioni dalla Terapia Intensiva Neonatale attraverso programmi di follow-up a loro dedicati in cui il neuropsichiatra infantile affianchi il pediatra neonatologo, necessari per individuare precocemente i soggetti più a rischio e avviare per loro in modo tempestivo programmi abilitativi , per informare e sostenere i genitori e continuare il monitoraggio fino all’età scolare quando possono emergere nuove problematiche del neurosviluppo.