Le donne italiane sottovalutano i rischi cardiovascolari

La maggior parte delle donne italiane sottostima il proprio rischio cardiovascolare, non conosce tutti i fattori di rischio, e anche quando li conosce, non migliora il proprio stile di vita. A confermarlo è lo studio CARIN WOMEN condotto da A.R.C.A. con il contributo non condizionante di Daiichi Sankyo Italia e pubblicato in open access sul Journal of Clinical Medicine.

Le malattie cardiovascolari sono la principale causa di morte nelle donne, eppure questo primato risulta ancora oggi sconosciuto, o quantomeno sottovalutato, anche da diversi professionisti della salute e ancor più dalla maggioranza della popolazione femminile, che continua a percepire invece il cancro come la principale minaccia alla propria salute. Sebbene decenni di campagne abbiano contribuito a sensibilizzare l’opinione pubblica sull’impatto delle malattie cardiovascolari sulle donne, queste rimangono poco arruolate negli studi clinici, poco diagnosticate e poco trattate. 

L’obiettivo principale della survey era quello di determinare il livello di consapevolezza delle donne, la conoscenza dei fattori di rischio e il loro impatto sugli eventi cardiovascolari. Tra i fattori di rischio tradizionali considerati in questa survey figurano ipertensione arteriosa, diabete mellito, ipercolesterolemia e abitudine al fumo. I fattori di rischio non tradizionali comprendevano sia quelli specifici di genere (complicazioni in gravidanza: nascite pretermine, ipertensione, diabete, aborti ripetuti) sia altri non specifici rappresentati da malattie autoimmuni, trattamenti chemioterapici o radioterapici per il cancro al seno, ansia e depressione.

Indipendentemente dal proprio livello di istruzione, il 23% delle partecipanti con un RCV elevato e il 62% con un RCV molto elevato hanno sottostimato il proprio livello di rischio.

Fino al 43% delle donne ha sottostimato il rischio cardiovascolare femminile rispetto a quello maschile. Sebbene il 94% delle intervistate fosse a conoscenza dei fattori di rischio tradizionali, solo una parte di loro conduceva uno stile di vita sano: il 21,8% era infatti fumatrice, solo il 45,9% svolgeva una sufficiente attività fisica (il 13,3% faceva esercizio fisico e il 34,5% camminava regolarmente); solo il 20,2% delle intervistate ha riconosciuto di essere in sovrappeso rispetto al 46,9% valutate dagli sperimentatori in base all’indice di massa corporea; infine, solo il 30,4% consumava più di due porzioni giornaliere di frutta e verdura.

La maggior parte delle donne (87,44%) ha affermato inoltre la necessità di avere maggiori informazioni sul proprio RCV e su come ridurlo, e più del 77% di esse preferisce essere informata da un medico (cardiologo o medico di base).

“La nostra indagine ha evidenziato una buona conoscenza dei fattori di rischio cardiovascolare ma allo stesso tempo una sottovalutazione del proprio rischio. Nelle donne italiane, questa sottostima è maggiore tra le più giovani e soprattutto tra quelle con rischio cardiovascolare molto elevato. Il fattore culturale sembra influenzare il numero di fattori di rischio cardiovascolare ma non la percezione del proprio rischio”, spiega Adele Lillo, Responsabile Ambulatoriale Cardiologia ASL BA DSS 10 Ospedale Fallacara Triggiano e principale autrice dello studio.

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