Diabete, prevenire i danni a cuore e reni

Il diabete aumenta il rischio di infarto del miocardio e di scompenso cardiaco e quattro persone con diabete su dieci sviluppano Malattia Renale Cronica. 
Curare il diabete guardando solo alla glicemia non è quindi sufficiente perché questa condizione va interpretata nella sua dimensione più ampia quale fattore di rischio cardiovascolare, renale e metabolico.
Esami del sangue e delle urine, diagnosi precoce del danno d’organo e utilizzo anticipato di farmaci innovativi sono gli interventi necessari che, oltre a migliorare il controllo glicemico, proteggono il rene e il cuore, battendo sul tempo la comparsa di complicanze severe come la Malattia Renale Cronica e gli eventi cardiovascolari fatali.

«In definitiva, se soffre il cuore, il rene ne risente e se soffre il rene, ne risente il cuore: l’approccio terapeutico legato ai nuovi farmaci antidiabetici consiste nel tentare di proteggere il rene per salvare il cuore, e viceversa» spiega Salvatore De Cosmo, Presidente Eletto AMD-Associazione Medici Diabetologi) e Direttore di Medicina Interna-Endocrinologia all’IRCCS “Casa Sollievo della Sofferenza” di San Giovanni Rotondo (Foggia). «A questo si deve aggiungere una presa in carico del paziente diabetico da parte di un team multispecialistico dedicato. In questo caso è dimostrato che i pazienti seguiti a 360 gradi hanno un’aspettativa di vita migliore».

Cuore e rene vanno quindi considerati secondo non una visione sinergica che coinvolge diverse figure specialistiche al fine di preservare, o quanto meno limitare, il danno d’organo e ottenere i migliori risultati attesi per il paziente. Un approccio ribadito anche nelle più recenti Linee Guida dell’ESC, la Società Europea di Cardiologia, che suggeriscono di utilizzare gli SGLT2 inibitori, farmaci innovativi sviluppati inizialmente per il trattamento del diabete, per prevenire l’eventuale progressione del danno renale nei pazienti con malattia ipertensiva, con o senza diabete.

«Questi farmaci hanno dimostrato un beneficio in termini di protezione del rene e sono in grado di rallentare in modo significativo la progressione della malattia e di eventi cardiovascolari, fatali e non fatali» commenta Luca De Nicola, Presidente Eletto SIN-Società Italiana di Nefrologia e Professore Ordinario di Nefrologia del Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche Avanzate dell’Università degli Studi “Luigi Vanvitelli” di Napoli. «Queste opportunità terapeutiche devono andare di pari passo con azioni mirate ad intercettare precocemente la presenza di una malattia renale, specialmente nei soggetti ad alto rischio di svilupparla prima di tutto diabetici, ipertesi, cardiopatici e obesi».

Nel video:

  • Luca DE NICOLA, Presidente Eletto SIN-Società Italiana di Nefrologia.
  • Salvatore A. DE COSMO, Presidente Eletto AMD- Associazione Medici Diabetologi.
  • Chiara PAGLINO, Direttore medico Boehringer Ingelheim Italia. 
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