Nuove terapie specifiche per controllare la broncopneumopatia cronica ostruttiva

Gli eosinofili sono un tipo di globuli bianchi che rivestono un importante ruolo nella risposta dell’organismo alle reazioni allergiche, all’asma e alle infezioni. Oggi i medici hanno capito che un aumento degli eosinofili è associato a un’infiammazione delle vie respiratorie e può favorire la comparsa di diverse patologie come rinite allergica, poliposi nasale, asma e broncopneumopatia cronica istruttiva (BPCO). 

In particolare nella BPCO, le riacutizzazioni ricorrenti della malattia portano a un aumento del numero di eosinofili nel sangue, causando danni ai polmoni, progressivo declino della funzione polmonare e rischio di ospedalizzazione.

Ciò può provocare un circolo vizioso di deterioramento della salute fisica generale, che porta a un peggioramento dei sintomi e della qualità di vita con un aumento della mortalità. 

Studi recenti hanno osservato che l’interleuchina 5 (IL-5), una proteina prodotta da cellule del sistema immunitario, esercita un’azione sugli eosinofili aumentando l’infiammazione. Riuscire a interrompere questo meccanismo può contribuire a tenere sotto controllo la BPCO.

«Negli ultimi anni abbiamo scoperto e imparato aspetti specifici della BPCO e il ruolo di alcune molecole che noi chiamiamo interleuchine nello sviluppo delle infiammazioni e nell’aggravarsi dei sintomi» conferma Fulvio Braido, Professore di Medicina Respiratoria all’Università di Genova, in un incontro al congresso della European Respiratory Society (ERS), che si è svolto recentemente a Vienna. «Grazie alla ricerca abbiamo avuto anche la possibilità di avere a disposizione nuove terapie che bloccano il meccanismo che favorisce l’infezione. Oggi abbiamo l’opportunità di spegnere queste specifiche vie infiammatorie: stiamo ancora imparando, ma abbiamo già degli strumenti decisamente efficaci». 

E nuove terapie potranno presto essere disponibili. Una di queste è l’anticorpo monoclonale mepolizumab, che ha ottenuto risultati positivi nello studio Matinee. Mepolizumab ha come bersaglio l’interleuchina-5 e i pazienti che hanno partecipato allo studio presentavano un’infiammazione di tipo 2, caratterizzata da un aumento della conta degli eosinofili nel sangue. I risultati dello studio hanno mostrato una riduzione clinicamente significativa del tasso di peggioramento della malattia.

«La Bpco è considerata lentamente progressiva e invalidante, associata al deterioramento della funzione polmonare. Questo studio mostra che la nostra capacità di rallentare la malattia e migliorare la condizione dei pazienti in realtà sono senza confini o avranno dei confini molto più in là» commenta Braido. «Fino a oggi ci siamo basati su un approccio che prevede di dilatare i bronchi o di disinfiammarli in modo non specifico. Oggi in un sottogruppo di pazienti abbiamo l’evidenza che usando una specifica molecola che va a interagire con una cellula dell’infiammazione che è l’eosinofilo, riusciamo a ridurre le riacutizzazioni della malattia. Per cui siamo all’inizio di un percorso, ma con già un grande dato e un grande successo». 

Intervista a:
Fulvio BRAIDO
Professore di Medicina Respiratoria Università di Genova

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