L’esposizione all’inquinamento atmosferico può ridurre significativamente la possibilità di una nascita interrompendo lo sviluppo degli ovuli, quindi ancora prima del concepimento.
Una recente ricerca accresce la preoccupazione per le conseguenze dello smog sulla salute e sulla fertilità, anche in caso di fecondazione in vitro.
«Abbiamo osservato che le probabilità di avere un bambino dopo un trasferimento di embrioni congelati sono più di un terzo inferiori per le donne esposte ai livelli più alti di inquinamento atmosferico da particolato prima della raccolta degli ovuli, rispetto a quelle esposte ai livelli più bassi» afferma Sebastian Leathersich, specialista della fertilità e ginecologo all’Università di Perth (Australia) che ha presentato la ricerca al meeting annuale della Società Europea di Riproduzione Umana ed Embriologia, che si è svolto recentemente ad Amsterdam.
Secondo lo studio le probabilità di una nascita sono diminuite del 38% quando si confrontavano le donne con il livello più elevato di esposizione all’inquinamento. «Questi risultati suggeriscono che l’inquinamento influisce negativamente sulla qualità degli ovuli e non soltanto nelle prime fasi della gravidanza. Una situazione che non era stata precedentemente segnalata» aggiunge Leathersich.
«È stato recentemente confermato che le particelle di combustibili fossili inalate dai polmoni successivamente si distribuiscono negli organi di tutto il corpo» commenta Jonathan Grigg, della Queen Mary University di Londra. «A seguito di questo studio la salute riproduttiva può ora essere aggiunta all’elenco crescente degli effetti negativi del particolato derivato dai combustibili fossili e dovrebbe spingere i decisori politici a continuare a ridurre le emissioni dannose per la salute».