L’accumulo di grasso addominale aumenta il rischio di problemi cardiaci e metabolici

Il BMI, l’indice di massa corporea, calcola il rapporto tra altezza e peso, ma non è in grado di valutare la reale composizione corporea, così come non permette di conoscere la distribuzione del grasso corporeo nell’individuo. 

Eppure, nonostante l’ampio riconoscimento dell’obesità come una malattia multifattoriale, cronica, recidivante e non trasmissibile, caratterizzata da un accumulo anormale e/o eccessivo di grasso corporeo, la diagnosi di obesità è ancora in molti casi basata esclusivamente sui valori del BMI.

Per questo motivo il sistema per diagnosticare e gestire l’obesità non può più basarsi solo sul BMI e l’European Association for the Study of Obesity (EASO) propone un nuovo schema per la diagnosi di sovrappeso e obesità, pubblicato sulla rivista Nature Medicine (https://www.nature.com/articles/s41591-024-03095-3).

Secondo gli esperti, l’accumulo di grasso addominale è associato a un aumento del rischio di sviluppare complicazioni cardiometaboliche ed è un determinante più forte dello sviluppo della malattia rispetto al BMI, anche in individui con un livello di BMI inferiore ai valori di soglia standard per la diagnosi di obesità, cioè un BMI compreso tra 25 e 30 ma un accumulo di grasso addominale aumentato.

Per quanto riguarda i pilastri del trattamento delle persone con obesità, le raccomandazioni dell’European Association for the Study of Obesity aderiscono sostanzialmente alle linee guida attualmente disponibili: le modifiche comportamentali, inclusa la terapia nutrizionale, l’attività fisica, la riduzione dello stress e il miglioramento del sonno, sono stati concordati come i principali capisaldi della gestione dell’obesità, con la possibile aggiunta di terapia psicologica, farmaci per l’obesità e procedure metaboliche o bariatriche.

Secondo gli esperti “Questa dichiarazione avvicinerà la gestione dell’obesità a quella di altre malattie croniche non trasmissibili, in cui l’obiettivo non è rappresentato da esiti intermedi a breve termine, ma da benefici per la salute a lungo termine. Definire obiettivi terapeutici personalizzati a lungo termine dovrebbe favorire la discussione con i pazienti dall’inizio del trattamento, considerando lo stadio e la gravità della malattia, le opzioni terapeutiche disponibili e i possibili effetti collaterali e rischi concomitanti, le preferenze del paziente, i fattori individuali che determinano l’obesità e le possibili barriere al trattamento. Si sottolinea la necessità di un piano di trattamento globale a lungo termine o per tutta la vita piuttosto che una riduzione del peso corporeo a breve termine”.

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