Persone con tumore, quali parole e metafore si utilizzano per comunicare con i medici

È un mondo straordinariamente ricco di immagini quello descritto dall’indagine “Metafore in Oncologia” condotta da Eikon Strategic Consulting Italia che ha analizzato le metafore associate ai tumori e utilizzate dai pazienti sui social e in oltre centomila articoli online.

La ricerca è stata realizzata nell’ambito de “Il senso delle parole” (www.ilsensodelleparole.it) la campagna promossa da Takeda Italia con il sostegno delle associazioni di pazienti, per favorire la creazione di un linguaggio comune in oncologia tra specialisti, pazienti e chi se ne prende cura. 

«La metafora è uno strumento di amplificazione delle nostre parole. È un modo di evocare cose, persone, concetti attraverso immagini che creano associazioni mentali e dunque amplificano la nostra percezione emotiva» spiega Giuseppe Antonelli, Professore Ordinario di Linguistica italiana, Università degli Studi di Pavia. «La metafora è, etimologicamente, un trasferire il discorso su un altro piano: una sorta di meta-verso esperienziale creato con le parole. Ma proprio perché la metafora è uno strumento potente, bisogna stare attenti a come la si usa, valorizzando quelle più funzionali a rendere in modo positivo e collaborativo il processo della cura, come la metafora del viaggio a cui, dopo lo sconforto iniziale per le terapie proposte, si associano la fiducia nei medici, la scoperta di una resistenza e di una capacità di sopportazione insperate».

Le metafore hanno un ruolo chiave nell’efficacia di un percorso di cura, perché costruiscono le modalità con cui si rendono visibili sintomi, aspettative, stati d’animo, e possono essere molto utili nel rapporto tra medico e paziente.

«Le metafore possono essere appropriate o inappropriate a seconda che mobilitino risorse positive o alimentino paure, fantasmi o un senso di incapacità o fallimento. Per questo è importante fare una riflessione ampia sull’utilizzo della metafora in oncologia, mirata a valorizzare tutte le risorse dell’immaginazione e del linguaggio, per una appropriatezza simbolica e non solo farmacologica della cura» aggiunge Cristina Cenci, Senior Partner, Eikon Strategic Consulting. 

Nel video:

  • Cristina CENCI
    Senior Partner Eikon Strategic Consulting
  • Giuseppe ANTONELLI
    Professore di Linguistica italiana Università degli Studi di Pavia
  • Stefania VALLONE
    Associazione Walce Onlus
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