Un obiettivo importante nel trattamento della sclerosi multipla è quello di rallentare, arrestare e idealmente prevenire l’attività e la progressione della malattia il prima possibile.
La sclerosi multipla recidivante-remittente (SMRR) è la forma più comune della malattia ed è caratterizzata da episodi con segni o sintomi nuovi, o da peggioramento di quelli già presenti (recidive), seguiti da periodi di ripresa. L’85% circa delle persone con sclerosi multipla riceve inizialmente una diagnosi di SMRR, ma nella maggior parte delle persone a cui viene diagnosticata la malattia, questa alla fine evolve in sclerosi multipla secondariamente progressiva (SMSP), contraddistinta da un peggioramento costante della disabilità nel corso del tempo.
La sclerosi multipla primariamente progressiva (SMPP) è una forma debilitante della malattia caratterizzata da sintomi in costante peggioramento e viene diagnosticata nel 15% circa delle persone con sclerosi multipla.
Prima dell’approvazione della terapia a base di ocrelizumab da parte della Food and Drug Administration (FDA) non esistevano trattamenti per la sclerosi multipla primariamente progressiva approvati dalla FDA.
Ocrelizumab è un anticorpo monoclonale umanizzato pensato per colpire i linfociti B CD20-positivi, un tipo specifico di cellula immunitaria che si ritiene sia uno dei maggiori responsabili del danneggiamento della mielina (isolamento e sostegno della cellula nervosa) e dell’assone (parte della cellula nervosa).
Le persone con qualunque forma di sclerosi multipla manifestano progressione della malattia, ossia perdita permanente di cellule nervose nel sistema nervoso centrale, fin dall’inizio della patologia. Gli studi preclinici hanno dimostrato che con ocrelizumab si possano conservare alcune importanti funzioni del sistema immunitario.
Ora un nuovo studio ha evidenziato che la somministrazione di ocrelizumab con un’iniezione sottocute della durata di dieci minuti due volte l’anno determina una soppressione quasi completa delle recidive cliniche e delle lesioni cerebrali in soggetti con sclerosi multipla recidivante o primariamente progressiva.
L’impegno della ricerca è quindi quello di offrire ulteriori opzioni terapeutiche, con un tempo di iniezione più breve, a un maggior numero di persone affette da sclerosi multipla.