Il carcinoma mammario è oggi il tumore femminile più diagnosticato nel nostro Paese; fortunatamente i programmi di screening permettono di effettuare sempre più spesso la diagnosi nei primi stadi di malattia.
Il cancro al seno è ancora oggi uno dei tumori più frequenti in assoluto e in Friuli Venezia Giulia il tasso di incidenza è superiore rispetto a quello della media nazionale, probabilmente per un’adesione più alta alla mammografia rispetto ad altre Regioni italiane.
Lo conferma il fatto che su circa 1.300 tumori della mammella individuati ogni anno nella regione, in 9 casi su 10 si tratta di tumori in fase iniziale.
Il carcinoma mammario in stadio precoce o Early Breast Cancer (EBC) viene definito tale quando il tumore è circoscritto al tessuto della ghiandola mammaria e/o ai linfonodi loco-regionali ascellari. Quindi, la sede d’origine del tumore è la mammella e il tumore è ivi confinato, coinvolti possono essere i linfonodi ascellari omolaterali, cioè dello stesso lato della mammella interessata. In questo caso possiamo parlare di malattia in fase precoce. Nello stadio avanzato invece il tumore supera questi confini e si estende a distanza.
Oggi i medici oncologi sanno che i tumori della mammella non sono tutti uguali. In particolare sette su dieci sono tumori con espressione dei recettori ormonali. Sono forme con prognosi migliore rispetto ad altre, ma che comunque possono avere una recidiva e la comparsa di metastasi anche in altri organi.
Fabio Puglisi, direttore del dipartimento di Oncologia Medica al Centro di Riferimento Oncologico di Aviano e Professore di Oncologia Medica Università degli Studi di Udine, dichiara: ”Al nostro Centro accedono più di 500 donne l’anno con nuove diagnosi. La donna può essere valutata con un primo consulto del chirurgo o del radiologo o, in altri casi, venire indirizzata all’oncologo medico. Quando si intercetta un sospetto diagnostico si mette in atto tutto un iter che va dall’approfondimento con l’imaging (mammografia, ecografia mammaria e risonanza magnetica nucleare) alla biopsia che ha la funzione molto importante di caratterizzare dal punto di vista biomolecolare il tumore. Sappiamo infatti che i tumori mammari non sono tutti uguali. Questo primo snodo del percorso diagnostico-terapeutico deve essere affrontato in maniera molto puntuale perché da qui scaturiranno le scelte su come proseguire. Siamo molto attenti al percorso che riguarda la presa in carico della donna con tumore della mammella, cerchiamo il più possibile di concentrare i nostri sforzi e approfondimenti in poco tempo, in pratica in un’unica giornata si riesce a fare una valutazione globale della paziente, questo è un punto cruciale a cui teniamo molto perché siamo consapevoli che l’attesa dei risultati in casi come questi sia molto stressante e può avere un impatto negativo in termini psicologici. Curiamo molto l’aspetto della riabilitazione e anche quello della comunicazione. Oggi al CRO di Aviano abbiamo un servizio che consideriamo un fiore all’occhiello, chiamato “Filo diretto” dove registriamo diverse video pillole in cui viene raccontato per esempio come si effettua la chemioterapia, quali sono i principali effetti collaterali e lo stesso per l’immunoterapia e l’endocrinoterapia. Questo consente alle donne dopo aver fatto la visita, di approfondire in un momento di maggiore serenità e tranquillità senza la tensione di essere davanti al medico, argomenti che meritano di essere assimilati e che a volte nel tempo della visita vengono certamente affrontati ma recepiti solo in parte e non sempre nel modo giusto a causa dello stato emozionale in cui si trova la persona interessata.”
Da oltre 20 anni non si assisteva a sostanziali miglioramenti clinici nella terapia adiuvante del tumore al seno in fase iniziale con espressione dei recettori ormonali e assenza di iper-espressione della proteina HER2. Oggi sono disponibili terapie efficaci anche per prevenire le recidive. In particolare il farmaco abemaciclib, in aggiunta ai trattamenti anti-ormonali, riduce di un terzo il rischio di sviluppare un evento a distanza, una metastasi, impattando positivamente sulla sopravvivenza di queste pazienti.
“Indubbiamente è un avanzamento molto importante anche perché è un progresso a vantaggio delle situazioni a più alto rischio di recidiva, situazioni in cui le pazienti hanno 4 o più linfonodi positivi oppure da 1 a 3 linfonodi positivi ma almeno un’altra caratteristica sfavorevole come può essere il grado istologico pari a 3 oppure le dimensioni del tumore di almeno 5 centimetri. Esiste anche una situazione in cui possiamo avere un valore dell’indice proliferativo superiore al 20% e da 1 a 3 linfonodi positivi. Sono casi in cui possiamo avere un’alta probabilità che la malattia si ripresenti e addirittura questa probabilità poteva, prima di abemaciclib, rimanere alta per lungo tempo. Uno studio relativamente recente ma condotto in epoca precedente all’introduzione degli inibitori kinasi ciclino dipendenti evidenzia un rischio di recidiva a 20 anni, dopo aver fatto già 5 anni di trattamento endocrino, che a seconda dei fattori prognostici presenti (dimensioni tumorali, numero di linfonodi coinvolti) può viaggiare tra il 20% e il 40%. Questo prima dell’avvento di abemaciclib che fortunatamente sta modificando lo scenario. Grazie alle evidenze dello studio monarchE sappiamo che abemaciclib, in aggiunta ai trattamenti di cui già disponiamo, riduce di un ben 34% il rischio di una recidiva ma il dato ancora più importante è che riduce del 34% il rischio di sviluppare un evento a distanza, una metastasi, che equivale ad avere la certezza che questo tipo di trattamento impatta positivamente sulla sopravvivenza di queste pazienti.” commenta Puglisi.
Abemaciclib è una terapia orale, somministrata sotto forma di compresse da assumere per bocca e in modo continuativo insieme al trattamento endocrino. Tuttavia, mentre la terapia anti-ormonale prevede una durata 5 anni o più, l’assunzione di abemaciclib è limitata a soli 2 anni.
Nel video:
Fabio PUGLISI
Direttore Dipartimento di Oncologia Medica Centro di Riferimento Oncologico di Aviano
Professore di Oncologia Medica Università degli Studi di Udine