Da gennaio 2024 i LEA, Livelli Essenziali di Assistenza, diventeranno una realtà anche per i trattamenti che riguardano la Procreazione Medicalmente Assistita (PMA). Un passo importante, che sancisce un diritto alle cure per le coppie che altrimenti avrebbero difficoltà ad avere un figlio.
«Con i LEA abbiamo ottenuto la legittimazione delle cure, che diventano un diritto per tutte le coppie che ne hanno necessità, in linea con quanto sancisce il nostro Servizio Sanitario Nazionale» spiega Antonino Guglielmino, Fondatore della Società Italiana della Riproduzione Umana S.I.R.U. «Questo è il primo passo di un lavoro più ampio che coinvolge le Regioni. Infatti, attraverso i nostri delegati regionali abbiamo chiesto la costituzione di tavoli tecnici per affrontare le criticità locali e in primo luogo accrediti e convenzioni, da declinare in base alle esigenze della singola Regione, alle domande attese e alla capacità di risposta dei centri a disposizione».
L’entrata in scena dei nuovi tariffari LEA apre il dibattito sulla copertura dei costi dei trattamenti, perché alcuni non sono inseriti nei LEA, come le tecniche eterologhe, cioè quelle che richiedono l’utilizzo di gameti estranei alla coppia.
«I nuovi LEA non prevedono l’acquisizione dei gameti all’estero, ma nel nostro paese, per contro, nel 97% di casi è invece necessario acquisire i gameti da banche estere» avverte Adolfo Allegra, Presidente di CECOS Italia. «Anche qui ci sarà probabilmente una disparità regionale. Infatti, in alcune regioni è stata attivata la banca regionale centralizzata che acquisisce i gameti e li invia al centro che ne fa richiesta. Nelle regioni in cui invece le banche non sono state ancora istituite il costo di acquisizione dei gameti rimarrà a carico della coppia».
L’entrata in vigore dei LEA deve essere anche l’occasione per promuovere una maggiore informazione su questi temi. È bene sottolineare che le tecniche di PMA non devono essere considerate una terapia per l’età della coppia.
«Nei LEA, la PMA è possibile fino al compimento dei 46 anni della donna e questo non fa che alimentare l’illusione che funzioni sempre e comunque» sottolinea Walter Vegetti, responsabile di Struttura Semplice Centro PMA Fondazione Cà Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano. «È bene sottolineare che le tecniche di PMA non devono essere considerate una terapia per l’età e lo dicono anche i dati: dopo i 43 anni le nascite sono pari al 2%, con un rapporto rischio-beneficio per la donna e costo-beneficio per il SSN, che pesa in negativo”. Resta da sciogliere anche il nodo relativo alla diagnosi preimpianto. Infatti, anche questa non è prevista dai LEA. Qui, la questione non è infatti la fertilità, ma la possibilità di evitare di avere un figlio affetto da una malattia genetica».
Nel video:
- Antonino GUGLIELMINO
Fondatore SIRU – Società Italiana della Riproduzione Umana
- Adolfo ALLEGRA
Presidente CECOS-CEntri Conservazione Ovociti e Spermatozoi
- Walter VEGETTI
Responsabile Centro PMA Ospedale Maggiore Policlinico di Milano