Gli effetti della crisi climatica si estendono oltre l’impatto ambientale trasformandosi in un’urgenza sanitaria con gravi implicazioni per il benessere delle persone, in particolare per chi soffre di malattie respiratorie come asma e BPCO, la broncopneumopatia cronica ostruttiva. È il messaggio lanciato dagli esperti al congresso della ERS-European Respiratory Society, durante un simposio promosso dal gruppo biofarmaceutico Chiesi.
«Ogni essere umano respira in media circa 23.000 volte al giorno. I respiri sono una presenza costante nelle nostre giornate e il loro ritmo, la loro cadenza, la loro profondità scandiscono ogni momento della nostra vita, dalle azioni più semplici agli eventi straordinari» spiega Nicola Scichilone, Professore di Medicina Respiratoria Università di Palermo. «Anche i pazienti affetti da asma e BPCO respirano 23.000 volte al giorno. Per queste persone il cambiamento climatico ha un duplice impatto sulla salute dei loro polmoni: in primo luogo, aggrava direttamente le malattie respiratorie; secondariamente, aumenta l’esposizione ai fattori di rischio associati a tali patologie. Tra questi, rientrano la maggiore produzione di pollini, l’ingente proliferazione di muffe e livelli elevati di ozono e particolato all’aperto».
In occasione del simposio sono stati presentati i dati di studi basati sul Fattore Umano, cioè sull’ascolto dei bisogni dei pazienti, che chiedono ai medici un rapporto comunicativo più stretto e maggiori informazioni sulla malattia. «Sappiamo che la BPCO provoca una ridotta tolleranza agli sforzi fisici, sintomi respiratori, maggiore sedentarietà e isolamento sociale. Individuare le richieste dei pazienti è utile per applicare i nuovi approcci farmacologici ai loro bisogni. Questo è possibile ascoltando il paziente e creando una collaborazione medico e paziente, he se è maggiormente coinvolto sarà più motivato ad assumere i farmaci proposti».
Nel video:
Nicola SCICHILONE
Professore di Medicina Respiratoria Università di Palermo