Uniti e vicini ai pazienti con epatocarcinoma: l’esperienza della rete in Emilia Romagna

L’epatocarcinoma (HCC) è uno dei tumori più aggressivi e una delle prime cause di morti oncologiche nel mondo. In Italia, nel 2022, sono state stimate circa 12.100 nuove diagnosi. La sopravvivenza netta a 5 anni dalla diagnosi è del 22% negli uomini e nelle donne. Oltre il 70% dei casi di tumori primitivi del fegato è riconducibile a fattori di rischio, tra cui l’infezione da virus dell’epatite C (HCV) e da virus dell’epatite B (HBV). Nelle aree del Nord Italia circa un terzo dei tumori del fegato è inoltre attribuibile all’abuso di bevande alcoliche. 

Oggi, grazie ai progressi scientifici e alle innovazioni diagnostiche e terapeutiche, la prognosi della patologia è in miglioramento, ma questo si accompagna ad una maggiore complessità della sua gestione, che pone alcune sfide sia dal punto di vista clinico che organizzativo. 

«Il trattamento dell’epatocarcinoma è evoluto sempre più rapidamente negli ultimi 5 anni, permettendo oltre un raddoppio della sopravvivenza attesa quando nella forma avanzata. Oggi inoltre beneficia di una integrazione sempre maggiore tra le varie metodiche di trattamento quali la chirurgia epatobiliare ed il trapianto, la termoablazione, la radioterapia, le terapie endovascolari, le terapie farmacologiche»  spiega Fabio Piscaglia, Direttore Medicina Interna, Malattie Epatobiliari ed Immunoallergologiche, IRCCS Azienda Ospedaliera-Universitaria di Bologna. 

La presa in carico del paziente con epatocarcinoma deve essere guidata da un team multidisciplinare, composto da epatologi, chirurghi, oncologi e radiologi interventisti e altri specialisti che, lavorando in sinergia fin dal momento della diagnosi, possa individuare il miglior trattamento possibile per il paziente e indirizzarlo verso strutture di eccellenza e ad alta specializzazione, con la garanzia di accesso ai migliori percorsi di diagnosi e cura. Il team definisce il trattamento personalizzato per il singolo paziente, in base alle patologie esistenti o pregresse, alle condizioni del fegato e del tumore.

«La migliore gestione del paziente con epatocarcinoma avviene nell’ambito dei gruppi multidisciplinari di patologia che prevedono una valutazione coordinata e condivisa da parte di tutti i professionisti interessati. I gruppi multidisciplinari inseriti nei Percorsi Diagnostico-Terapeutici Assistenziali (PDTA) della Rete Oncologica della Regione Emilia Romagna potranno così garantire a tutti i pazienti, indipendentemente dall’area di residenza, gli interventi sanitari più appropriati ed efficaci dai trattamenti locali, all’immunoterapia fino al trapianto d’organo» ha conferma Carmine Pinto, Direttore Oncologia Medica, Comprehensive Cancer Centre, AUSL-IRCCS di Reggio Emilia. 

La Regione Emilia-Romagna, preso atto dell’incidenza di neoplasie maligne pari a ca. 30.000/anno, ha istituito con la DGR 2316/2022 una Rete Regionale Oncologica ed Emato-oncologica basata sul modello organizzativo del Comprehensive Cancer Care Network, al fine di coniugare la massima qualità di cura con l’erogazione dei servizi più prossima al paziente in un percorso assistenziale che integra ospedale e territorio. «Questo obiettivo consiste nel portare le cure, alle stesse condizioni di efficacia e sicurezza, nelle Case o negli Ospedali di Comunità, fino all’abitazione del malato. La creazione della rete ha permesso inoltre di poter attuare meccanismi di economia di scala nell’adozione di tecnologie avanzate e ad alto costo tra le Aziende del territorio Regionale», commenta Mattia Altini, Direttore del settore Assistenza Ospedaliera della Regione Emilia Romagna. 

Nell’attuazione e nell’implementazione delle reti assistenziali sul territorio, le Associazioni Pazienti svolgono un ruolo cruciale perché testimoniano concretamente i bisogni di chi è affetto dalla patologia ed evidenziano le zone d’ombra in cui è prioritario intervenire per una corretta e sempre più funzionale presa in carico. 

«Da una recente indagine condotta dalla nostra associazione, su pazienti che hanno o hanno avuto tumore al fegato, abbiamo constatato che uno dei problemi principali lamentati dai pazienti è la mancanza di informazione» avverte Ivan Gardini, Presidente EPAC Onlus. «Poiché questo tipo di tumore si sviluppa velocemente, accorciare il tempo di diagnosi e intervento terapeutico appropriato diventa fondamentale per guadagnare anni di vita ed EpaC onlus ritiene fondamentale creare reti regionali di centri di eccellenza per la cura del tumore del fegato (Hub & Spoke) e divulgare rapidamente tali informazioni ai cittadini e medici di famiglia». 

Nel video:

Ivan Gardini, Presidente EPAC Onlus

Carmine Pinto, Direttore Oncologia Medica, Comprehensive Cancer Centre, AUSL-IRCCS di Reggio Emilia

Mattia Altini, Direttore del settore Assistenza Ospedaliera della Regione Emilia Romagna

Fabio Piscaglia, Direttore Medicina Interna, Malattie Epatobiliari ed Immunoallergologiche, IRCCS Azienda Ospedaliera-Universitaria di Bologna

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