Aumentare l’accesso ai sistemi di monitoraggio per il controllo del diabete

Favorire anche in Veneto la disponibilità dei sistemi di monitoraggio della glicemia per le persone con diabete. E’ questo il messaggio lanciato dai medici diabetologi in un incontro che si è svolto a Padova. Sì è parlato di questo nel corso dell’evento “PNRR, Dm77 e cambiamento organizzativo – impatto dell’innovazione tecnologica nella gestione del paziente diabetico”, promosso da Motore Sanità, con il contributo incondizionato di Abbott, in cui è stata sottolineata l’attenzione del Veneto a queste tematiche.

Per le persone con diabete i livelli elevati di glicemia, cioè di zuccheri nel sangue, possono provocare danni a tutto l’organismo. Ma anche livelli troppo bassi di glicemia devono essere evitati. 

«È l’iperglicemia che determina danno d’organo nel diabete. La glicemia va portata a valori vicino al normale, senza trascurare i picchi post-prandiali e la variabilità glicemica» spiega Enzo Bonora, Professore Ordinario di Endocrinologia, Università di Verona Direttore di Endocrinologia, Diabetologia e Malattie del Metabolismo, AOUI Verona. «L’ipoglicemia è una complicanza acuta temibile in chi è trattato con insulina (circa un paziente su 5 fra coloro che hanno diabete tipo 2), o sulfoniluree/glinidi (ancora circa il 25% dei trattati con diabete tipo 2). Va evitata quanto più possibile e va riconosciuta tempestivamente. La glicemia va quindi monitorata con scrupolo in tutte le persone con diabete e 4 misurazioni al mese sono meglio di 1 sola, 2 misurazioni nella giornata sono meglio di 1 sola, 4 misurazioni sono meglio di 2, 8 sono meglio di 4 e così via, fino all’incontrovertibile conclusione che un monitoraggio continuo è assai più informativo di misurazioni spot». 

La glicemia va quindi monitorata con scrupolo e oggi non è più necessario bucarsi un dito per misurarla, grazie a sistemi di Flash Glucose Monitoring, cioè gli strumenti che consentono un monitoraggio continuo.

«L’uso del sensore ci ha fatto scoprire cose che mai avremmo rilevato con il capillare; anche se fatto più volte al giorno, ci ha rilevato come agisce l’insulina nel nostro corpo, cosa comporta l’attività fisica nelle ore successive, cosa provoca lo stress o una malattia» conferma  Manuela Bertaggia, Vicepresidente Nazionale FAND Veneto. «Cose indispensabili per gestire al meglio la nostra quotidianità e credo sarebbe utilissimo anche per le persone con diabete di tipo 2 anche non insulino trattati, per comprendere cosa provoca un alimento piuttosto che un altro nella loro glicemia per fare delle scelte opportune che servono per allontanare le ipoglicemie»

Chiunque sia trattato con insulina dovrebbe avere la possibilità di ricevere dal Sistema Sanitario un sensore flash della glicemia, ma non è così. Alcune regioni lo rimborsano anche a tutte le persone con diabete tipo 2 in trattamento con insulina, altre, come il Veneto, hanno maggiori limitazioni.

Nel video:

Enzo BONORA
Professore di Endocrinologia, Università di Verona
Direttore di Endocrinologia, Diabetologia e Malattie del Metabolismo Azienda Ospedaliera di Verona

Total
0
Condivisioni
Articolo Precedente

L’importanza della dieta ipoproteica nella terapia della malattia renale cronica

Articolo Successivo

È on line “Il Viaggio del Campione”,  la docuserie che racconta la Medicina di Laboratorio

Articoli correlati