Il mieloma multiplo è un tumore del sangue che ha origine nel midollo osseo e che colpisce ogni anno circa 4.500 persone. La storia clinica dei pazienti affetti da mieloma multiplo è caratterizzata da fasi di remissione indotta dalle terapie anti-mieloma e fasi di malattia attiva causate dalla resistenza ai farmaci acquisita dalle cellule tumorali.
Il nuovo farmaco, teclistamab, è appunto un trattamento per i pazienti con mieloma multiplo recidivato e refrattario che abbiano ricevuto precedenti terapie e che abbiano evidenziato una progressione della malattia.
«L’arrivo di teclistamab in Italia rappresenta un significativo passo avanti per una categoria di pazienti che presenta poche chance di ottenere una risposta con le terapie standard, ma che disponeva, fino ad oggi, anche di poche alternative terapeutiche» spiega Elena Zamagni, Professore Associato di Ematologia dell’Istituto di Ematologia ‘L. e A. Seràgnoli’ dell’IRCCS AOU S. Orsola-Malpighi di Bologna. «Gli studi registrativi hanno mostrato che due terzi dei pazienti trattati con teclistamab non soltanto hanno ottenuto una risposta buona, o addirittura ottima, alla terapia, ma che queste risposte vengono mantenute mediamente per un anno e mezzo. Trattandosi di pazienti con la malattia in una fase avanzata, quest’ultimo rappresenta un risultato ottimale».
La formulazione sottocutanea e la disponibilità immediata del farmaco consentono, inoltre, un significativo contenimento dei tempi di somministrazione e una maggiore accessibilità alla terapia. «Teclistamab offre vantaggi non soltanto clinici, ma anche in termini di accessibilità e logistica di somministrazione, grazie alla natura stessa del farmaco e alla sua modalità di somministrazione, per via sottocutanea, in regime di day-hospital» commenta Roberto Mina, ematologo e ricercatore alla divisione di Ematologia della Città della salute e della scienza di Torino e ricercatore universitario all’Università degli studi di Torino. «Essendo una terapia pronta all’uso, è possibile somministrarla intervenendo prontamente anche in caso di rapida progressione della malattia. La somministrazione per via sottocutanea, inoltre, rispetto ad altri regimi terapeutici, è molto più conveniente e agevole, non solo per il paziente, ma anche in termini di gestione e organizzazione delle risorse nei singoli centri».
Nel video:
Roberto MINA
Ematologo Divisione di Ematologia della Città della salute e della scienza di Torino – Ricercatore Università di Torino
Elena ZAMAGNI
Professore di Ematologia Istituto di Ematologia Seràgnoli Ospedale S. Orsola-Malpighi Bologna
Rosalba BARBIERI
Vicepresidente AIL – Associazione Italiana contro leucemie, linfomi e mieloma