In uno studio clinico, 32 uomini con carcinoma della prostata ad alto o altissimo rischio che dovevano essere sottoposti a intervento chirurgico sono stati trattati con sei infusioni settimanali di enoblituzumab prima dell’intervento chirurgico e sono stati seguiti per una media di 30 mesi successivi.
Ventuno pazienti, pari al 66%, avevano un livello di antigene prostatico specifico (PSA) non rilevabile 12 mesi dopo l’intervento, suggerendo che non vi era alcun segno di malattia residua.
Se enoblituzumab dovesse continuare a dare buoni risultati in ulteriori studi randomizzati più ampi, potrebbe rappresentare un nuovo percorso per l’immunoterapia contro tumori multipli e il primo che potrebbe avere un ruolo per il cancro alla prostata.
Continua: Nature Medicine