La metà delle persone con asma o broncopneumopatia cronica ostruttiva non viene sottoposta ai test di funzionalità polmonare

L’asma e la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) sono tra le malattie croniche più comuni osservate nelle cure primarie, colpendo rispettivamente 262 milioni e 212 milioni di persone in tutto il mondo. I disturbi respiratori sono anche la ragione più comune per una visita alle cure primarie, e i medici spesso attribuiscono i sintomi delle vie respiratorie inferiori (in particolare quando ricorrenti o cronici) all’asma o alla BPCO e iniziano il trattamento sulla base di una diagnosi clinica. Tuttavia, studi prospettici hanno dimostrato che i sintomi destritti dai pazienti durante la visita clinica quando si sospetta asma o BPCO se non seguiti da un esame specifico non predicono accuratamente la malattia. Allo stesso modo, le caratteristiche degli esami fisici, come il respiro sibilante, non sono specifiche. È stato riscontrato invece che i risultati di un esame obiettivo some la spirometria predicono in modo affidabile la malattia ostruttiva delle vie aeree.

Però l’evidenza degli studi esistenti suggerisce che più della metà dei pazienti che ricevono una diagnosi di asma o BPCO non vengono sottoposti a questi test oggettivi di funzionalità polmonare. Negli studi canadesi basati sulla popolazione che utilizzavano database amministrativi e applicavano definizioni di casi convalidati, il 43% e il 36% dei pazienti con una nuova diagnosi di asma e BPCO avevano ricevuto un test di funzionalità polmonare entro un anno dalla diagnosi. Uno studio di un database amministrativo statunitense ha applicato gli stessi metodi e ha trovato un numero comparabile (48%) per l’asma. Uno studio italiano ha rilevato che il 55% e il 56% dei pazienti visti in un laboratorio di spirometria che hanno auto-riferito un problema respiratorio sono stati sottopostii a spirometria.

Continua: The British Medical Journal

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