Con il progressivo invecchiamento della popolazione italiana, il compito di preservare l’indipendenza e gli stili di vita attivi della popolazione si è trasformata in una sfida che la ricerca, l’innovazione, le iniziative sociali e la politica sanitaria possono aiutare ad affrontare.
I farmaci utilizzati per curare l’osteoporosi sono principalmente due: quelli che stimolano la neoformazione ossea e quelli che riducono l’attività delle cellule che rimuovono l’osso.
Oggi è disponibile anche in Italia un nuovo farmaco, romosozumab, che rappresenta la prima novità nel campo dell’osteoporosi dopo 15 anni, ed è l’unica molecola ad oggi disponibile nella pratica clinica con il duplice effetto di stimolare neoformazione ossea e di ridurre la riduzione del tessuto osseo. Per questo, quella con romosozumab viene definita una terapia “osteo-regolatrice”, perché va a correggere lo sbilanciamento tipico dell’osteoporosi che provoca le fratture da fragilità.
«In questo panorama, romosozumab, costituisce una novità assoluta» afferma Maurizio Rossini, Professore di Reumatologia all’Università degli Studi di Verona, Direttore dell’Unità Operativa di Reumatologia dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona. «I risultati del suo impiego sono molto positivi: in un anno riesce ad incrementare la massa ossea quanto gli altri attuali farmaci riescono a fare solo dopo almeno 5 anni: per questo lo chiamano “costruttore di ossa”. Gli studi registrativi hanno dimostrato che con un solo anno di trattamento è possibile ridurre il rischio di fratture vertebrali da fragilità del 70%, il doppio di quello che riesce a fare, per esempio, l’alendronato, attualmente considerato il trattamento di riferimento principale. La rapidità d’effetto rende questa terapia molto attraente, anche in prima linea, in particolare per i pazienti a elevato rischio di frattura, con forme più gravi di osteoporosi o con un rischio imminente di ri-fratturarsi, come i pazienti incorsi in una recente frattura da fragilità».
Nel video:
Maria Luisa Brandi, Presidente di FIRMO- Presidente dell’Osservatorio Frattura da Fragilità
Maurizio Rossini, Professore di Reumatologia all’Università degli Studi di Verona