Il mieloma multiplo è un tumore del sangue per il quale non c’è ancora una cura definitiva ma oggi nuove terapie consentono di aggiungere tempo e speranza a migliaia di persone colpite da questo tumore.
L’immunoterapia è considerata la “nuova arma” per la cura del cancro dopo chirurgia. Oggi l’immunoterapia più innovativa è rappresentata dagli anticorpi coniugati, capaci di rilasciare contro il tumore citotossine diecimila volte più potenti della chemioterapia standard.
Farmaci teleguidati progettati per arrivare dritti al tumore con l’obiettivo di eliminarlo attraverso un meccanismo innovativo. Dapprima rilevano in maniera altamente specifica il “bersaglio” sulla cellula tumorale, un punto debole sulla superficie della cellula malata. Legandosi quindi al bersaglio sulla cellula di mieloma sono in grado di rilasciare al suo interno citotossine senza impattare o riducendo al minimo i danni ai tessuti sani. Così agiscono gli anticorpi farmaco coniugati, una delle nuove frontiere dell’immunoterapia.
Il primo anticorpo coniugato efficace nella cura del mieloma multiplo, belantamab mafodotin, è stato da poco approvato dall’AIFA, ed è già disponibile dallo scorso anno nei centri italiani grazie a un programma di “Expanded Access”. Tra questi anche l’ospedale AOU Città della Salute e della Scienza di Torino, la cui Unità Operativa Complessa di Ematologia, diretta dal prof. Benedetto Bruno, al momento ha in cura più di 300 pazienti affetti da mieloma multiplo. Oggi invece la cura è disponibile in modo ordinario. A questa novità si affianca la campagna di informazione e condivisione “Mieloma multiplo e tu”, importante per conoscere la malattia e affrontarla in modo condiviso. Informazioni su: www.multiplemyelomaandyou.com/it/.
“Nel nostro centro – spiega dr. Roberto Mina, ricercatore del Dipartimento di Biotecnologie Molecolari e Scienze per la Salute all’Università degli Studi di Torino, dirigente medico presso l’UOC di Ematologia all’Ospedale Molinette di Torino diretta dal prof. Benedetto Bruno – sono circa una decina i pazienti affetti da mieloma multiplo recidivato e refrattario che abbiamo trattato con questo farmaco innovativo. I risultati ottenuti nella pratica clinica, la cosiddetta ‘real life’, sono in linea con i dati della letteratura scientifica, che hanno dimostrato che belantamab è in grado di indurre remissioni di malattia anche i pazienti precedentemente sottoposti a numerosi trattamenti precedenti e privi di ulteriori alternative terapeutiche efficaci, con un conseguente prolungamento della sopravvivenza, oltre ad un miglioramento della qualità della vita legato al miglioramento dei sintomi causati dalla malattia”.
Gli studi confermano che un terzo circa dei pazienti (32%) trattati con belantamab ha raggiunto una risposta almeno parziale, e in alcuni casi la remissione completa. Tali risposte sono risultate durature nel tempo, con remissioni di circa 1 anno. La sopravvivenza globale mediana è stata di circa 14 mesi, certamente maggiore rispetto all’atteso. L’introduzione di nuovi farmaci con nuovi meccanismi d’azione è fondamentale per i pazienti affetti da mieloma multiplo, soprattutto se si considera che, oggi, per il mieloma multiplo, il secondo tumore del sangue in Italia dopo il linfoma non-Hodgkin, non c’è ancora una cura definitiva ed ogni innovazione come questa consente di aggiungere tempo e speranza a migliaia di persone. Il mieloma multiplo è responsabile dell’1-2% di tutte le neoplasie e del 10- 15% dei tumori ematologici. Ogni anno si stimano circa 5700 nuovi casi.
I nuovi anticorpi coniugati sono in grado di indurre remissioni di malattia anche in pazienti sottoposti a numerosi trattamenti precedenti e privi di ulteriori terapie efficaci. L’Unità di Ematologia dell’Ospedale Molinette di Torino è stata una delle prime a utilizzare belantamab mafodotin.