Nel 2020, rispetto all’anno precedente, in Italia sono saltati oltre 1 milione e 110mila esami di screening per il carcinoma colon-rettale. In totale sono stati individuati 1.300 casi in meno di tumore e -7.400 adenomi avanzati. Un forte calo di diagnosi, dovuto alla pandemia, e che allarma gli specialisti dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) che lanciano un appello affinché i programmi di screening siano rilanciati e anche ampliati. Per l’89% degli specialisti l’esame per la ricerca del sangue occulto nelle feci dovrebbe essere esteso fino ai 74 anni (attualmente è previsto per la fascia d’età 50-69 anni). Contro questa forma di cancro è fondamentale lo screening che serve per trovare la diagnosi il prima possibile. Molto importante è anche l’utilizzo del test molecolare che serve per selezionare la terapia per chi ha una malattia avanzata.
Alla malattia l’AIOM dedica il progetto Test Diagnostici nel Tumore del Colon-Retto. L’obiettivo è fare informazione e cultura a 360° sulla patologia e soprattutto sull’utilizzo di alcuni esami per la personalizzazione delle cure. Prevede una survey condotta tra i soci AIOM, un opuscolo dedicato a pazienti e caregiver, webinar per gli specialisti e attività sui principali social media. “La neoplasia colpisce ogni anno in Italia più di 43.700 uomini e donne e di questi casi circa 10.000 sono metastatici – afferma Giordano Beretta, Presidente Nazionale AIOM -. Dal 2013 ad oggi l’incidenza della malattia è calata del 20% grazie soprattutto ai programmi di screening che consentono la diagnosi precoce. Il Covid-19 può avere compromesso questo buon risultato e quindi ribadiamo, per l’ennesima volta, la necessità di rilanciare le campagne di prevenzione secondaria del cancro. Quello al colon-retto è infatti un tumore molto diffuso e che determina in Italia più di 21mila decessi ogni anno. Inoltre è una malattia estremamente eterogenea dal punto di vista genetico-molecolare e quindi per sconfiggerla bisogna definire quale sia la caratterizzazione della biologia molecolare di ogni singolo caso. Così possiamo meglio definire le strategie terapeutiche, garantire la miglior diagnosi al paziente e soprattutto somministrare farmaci solo quando sono necessari e utili. Tutto ciò permette risparmi importanti per le casse del sistema sanitario nazionale”.