Nella popolazione over 65 il vaccino antinfluenzale ad alto dosaggio è più efficace rispetto a quello standard

La meta-analisi “Efficacy and effectiveness of high-dose influenza vaccine in older adults by circulating strain and antigenic match: An updated systematic review and meta-analysis” pubblicata a dicembre 2020 ha esaminato l’efficacia relativa (rVE)del vaccino antinfluenzale ad alto dosaggio rispetto a quello standard negli over 65 anni verso i principali outcomes clinici  associati all’influenza. Il risultato della meta-analisi è stato quello di fornire dati su 10 stagioni influenzali consecutive e oltre 22 milioni di individui che hanno ricevuto il vaccino ad alto dosaggio, considerando 15 studi clinici e osservazionali. Ciò che è emerso è che in tutte le stagioni influenzali, indipendentemente dalla variabilità della circolazione virale, il vaccino ad alto dosaggio ha dimostrato una migliore protezione contro la malattia influenzale rispetto a quello standard (rVE = 15,9%, 95% CI: 4,1-26,3%). 
 
Il vaccino antinfluenzale ad alto dosaggio, autorizzato all’immissione in commercio in Italia a maggio 2020, a poche settimane dall’autorizzazione europea, e distribuito a partire dall’autunno, contiene 4 volte l’antigene dell’emoagglutinina (60 mg) rispetto ai vaccini influenzali a dose standard. Il vaccino, specificamente progettato per fornire una migliore risposta immunitaria e conseguente protezione clinica nella popolazione over 65, ha alle spalle un solido piano di sviluppo e studi pubblicati che ne hanno valutato l’efficacia durante diverse stagioni influenzali e diversi risultati clinici.
 
“L’efficacia del vaccino antinfluenzale può variare di stagione in stagione, in parte a causa dei ceppi circolanti dominanti e alla corrispondenza antigenica. Nei 10 anni in cui il vaccino ad alto dosaggio è stato utilizzato nei programmi di immunizzazione negli Stati Uniti, sono stati condotti molteplici studi randomizzati e osservazionali per valutare l’efficacia relativa del vaccino ad altodosaggio rispetto a quello standard”, dichiara la Prof.ssa Stefania Maggi, geriatra, dirigente di ricerca CNR dell’Istituto di Neuroscienze, Sezione di Padova – Invecchiamento.
 
“Questa revisione sistematica e meta-analisi aggiornata mostra ora che, indipendentemente dal ceppo circolante predominante o dalla corrispondenza antigenica, il vaccino ad alto dosaggio è più efficace del vaccino a dose standard nella prevenzione sia della malattia simil-influenzale che dei ricoveri legati all’influenza, sia in studi clinici controllati sia nel mondo reale. L’approvazione del vaccino anche in Italia nel 2020 rappresenta una conquista importante con anche dei risvolti economici non indifferenti, legati alla diminuzione delle ospedalizzazioni e delle complicanze dell’influenza – prosegue la Prof.ssa Maggi.
I dati dello studio hanno infatti indicato che il vaccino ad alto dosaggio è efficace nella prevenzione delle ospedalizzazioni per diverse cause (rVE = 8,4%, 95% CI: 5,7-11,0%), polmonite (rVE = 27,3%, 95% CI: 15,3-37,6%), polmonite combinata ad influenza (rVE = 13,4%, 95% CI: 7,3-19,2%) eventi cardiorespiratori (rVE = 17,9%, 95% CI: 15,0-20,8%).
 
Durante la pandemia da Covid-19, i presidi sociali e sanitari adottati in questi mesi, inclusa la raccomandazione delle agenzie governative di vaccinare la popolazione anziana per prevenire l’influenza, hanno contribuito a mantenere bassa la circolazione del virus influenzale, tanto che l’incidenza dell’influenza si è mantenuta, finora, sotto la soglia basale. L’influenza, comunque, è considerata in un contesto extra pandemia una  causa importante di ospedalizzazione e di mortalità evitabile nella popolazione anziana. “Per questo progettare ed attuare programmi di vaccinazione utilizzando vaccini specifici  che controllino al meglio l’impatto dell’influenza sulla salute e sul benessere della popolazione anziana è fondamentale. In altri Paesi europei questa è già una realtà. La Germania, ad esempio, ha scelto da quest’anno il vaccino ad alto dosaggio come vaccino d’elezione per la popolazione sopra i 60 anni d’età, in Francia la Società Scientifica di Geriatria e Gerontologia raccomanda di sceglierlo in ragione della superiorità dimostrata rispetto a quello a dose standard, in particolare dando priorità massima agli anziani fragili con più patologie croniche. Il valore della vaccinazione nell’anziano va ben oltre la prevenzione dell’influenza in sé, ma contribuisce alla prevenzione del declino funzionale e alla promozione dell’invecchiamento in salute – conclude la Professoressa.
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Rassegna stampa 9 marzo 2021

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