La depressione è una grave patologia che colpisce oltre 3 milioni di persone nello Stivale. Questa malattia è fortemente stigmatizzata, difficilmente riconosciuta e spesso affrontata con strumenti inappropriati. A soffrirne sono soprattutto le donne. In Italia, infatti, 2 milioni di pazienti su 3 sono di sesso femminile. In occasione della Giornata internazionale della Donna occorre fare luce sulla depressione di genere, soprattutto viste le gravi conseguenze che la pandemia sta comportando per il sesso femminile.
DEPRESSIONE DI GENERE: UN FARDELLO SENZA TEMPO
Uomini e donne vengono interessati in maniera differente da tante patologie, fra cui anche la depressione. È, infatti, il genere femminile ad esserne colpito maggiormente: nello specifico, la depressione maggiore, la forma più grave della malattia, si manifesta il doppio delle volte nelle donne rispetto agli uomini, la distimia il triplo. I motivi alla base di questo fenomeno sono un quesito pressoché insoluto per la scienza e sono oggetto di un attivo dibattito e una costante ricerca fra i clinici. Tuttavia, dagli studi epidemiologici emergono alcuni dati che dimostrano come le donne abbiano una maggiore esposizione alla patologia. Ci sono, infatti, due momenti della vita femminile in cui è possibile che si manifestino i sintomi depressivi e che gli uomini non dovranno mai affrontare: il menarca e successivamente il periodo del ciclo mestruale (che può coincidere con la sindrome disforica premestruale – 1,5/2% delle donne colpite) e il parto (fra il 7 e il 12% delle neomamme soffrono di depressione post-partum).
“Durante la pandemia da Covid, accanto allo stress ingenerato dalle preoccupazioni economiche e sociali, si è avuto lo stress legato alla paura della malattia per sé e per i propri cari, ai lutti non elaborati, al cambiamento radicale degli stili di vita, al distanziamento sociale. Abbiamo quindi assistito progressivamente al costituirsi di quella che può essere definita una sorta di ‘tempesta perfetta’ per l’incremento di ansia e depressione, che, come tutti gli studi epidemiologici sottolineano, ha determinato un incremento fino a tre volte superiore d’incidenza dei disturbi depressivi e dell’ansia” afferma la Dott.ssa Emi Bondi,Direttore Dipartimento Salute Mentale e Dipendenze dell’ASST Papa Giovanni XXIII di Bergamo. “Particolarmente colpite da questa situazione sono state le donne, che come sappiamo, si ammalano fino a due volte di più degli uomini. Una vulnerabilità, quella femminile, legata sicuramente a fattori biologici, ma anche a fattori sociali, connessi allo stress legato al sovraccarico lavorativo ed emotivo che spesso sono chiamate ad affrontare, nel ruolo di lavoratrici, ma contemporaneamente di madri e di care giver dei famigliari. Il lockdown con i suoi radicali cambiamenti di vita ha comportato per molte donne un incremento importante di impegno, perché spesso l’attività lavorativa, soprattutto con lo smartworking, ha dovuto convivere con la gestione dei figli, la gestione della casa e l’accudimento dei famigliari anziani e malati”
LOCKDOWN E DEPRESSIONE: LA PANDEMIA DAGLI OCCHI DI UNA DONNA
L’avvento dell’emergenza sanitaria da Coronavirus ha inciso fortemente sull’aggravarsi della patologia depressiva. Fra lutti, isolamento, mancanza di contatti sociali e perdite economiche, i casi di depressione in Italia sono quintuplicati e nei mesi a venire si prevede un ulteriore aumento di pazienti (150.000 malati di depressione maggiore in più stimati). Ancora una volta, però, a subirne le conseguenze maggiori è il genere femminile, trovatosi ad affrontare numerose problematiche derivanti da diversi fattori legati alla pandemia. Nello specifico, a fronte di un calo degli occupati di 101mila persone a dicembre 2020, 99mila sono donne. Ma anche coloro che sono riuscite a mantenere il proprio impiego hanno riscontrato difficoltà capaci di incidere sul proprio stato psico-emotivo: i potenziali vantaggi dello smart-working per le donne sono stati, infatti, oscurati da alcune dinamiche sociali che comportano un disequilibrio fra vita domestica e lavorativa[3].
“È molto importante fare luce su una patologia come la Depressione, specialmente in un momento complicato come quello che stiamo vivendo. Come Janssen stiamo portando avanti la campagna ‘La Depressione non si sconfigge a parole’ proprio per accrescere la conoscenza di questa malattia e scardinare i luoghi comuni che la circondano. Vogliamo cogliere l’occasione della Giornata internazionale della Donna come ulteriore momento di riflessione proprio perché per due terzi i pazienti affetti da depressione sono donne, oltretutto, una delle fasce di popolazione maggiormente impattate dagli effetti della pandemia”. Afferma Alessandra Sinibaldi, Market Access & Regulatory Affairs Director di Janssen Italia e DE&I Champion per J&J Italia “Come Johnson & Johnson, ci impegniamo nel promuovere una cultura che favorisce equità, diversità e inclusione, asset fondamentali che riflettono il desiderio di proiettarci nel futuro come guida del cambiamento. Solo per citare un esempio, nell’ambito delle nostre iniziative di Health & Safety abbiamo messo a disposizione dei dipendenti e delle loro famiglie una serie di risorse e materiali utili per salvaguardare la salute mentale oltre ad aver avviato una serie di webinar su intelligenza emotiva, resilienza, mindfulness e gestione dello stress”.