Il 2020 si è rivelato un anno senza precedenti sotto molti aspetti, un anno in cui la tecnologia ha confermato di avere un ruolo sempre più cruciale nella vita personale e professionale di ognuno di noi. Anche a livello scientifico la digitalizzazione sta assumendo un’importanza crescente, infatti l’innovazione si sta dimostrando fondamentale per garantire continuità e valore alla ricerca clinica condotta nel nostro Paese e renderla competitiva a livello internazionale. A tal proposito, il presente Bando ha voluto sostenere e promuovere l’inserimento di figure professionali esperte e qualificate che, anche in risposta alla regolamentazione europea nell’ambito della ricerca, sono sempre più richieste: i coordinatori di ricerca, chiamati anche Data Manager, che sono il punto di riferimento per il coordinamento delle diverse attività e risorse coinvolte all’interno dei trial clinici.
Il Bando “Roche per la ricerca clinica” che per la prima edizione si è focalizzato sulle figure di Data Manager, ha premiato 16 candidati tutti under 40, che grazie al finanziamento ricevuto potranno operare per 12 mesi presso gli enti pubblici o privati di riferimento supportando la ricerca e consolidando le proprie competenze per gestire al meglio gli studi clinici, portando così non solo ad un miglioramento della qualità della ricerca stessa ma anche della sicurezza dei pazienti che vi partecipano.
L’essenzialità della figura di coordinatore di ricerca, che pur esistendo da tempo ha iniziato ad essere riconosciuta solo di recente, è ormai evidente a livello nazionale non solo per l’ordinaria gestione del dato, ma soprattutto per il coordinamento delle procedure e di tutto il personale coinvolto nei trial clinici. Gli Enti vincitori, infatti, provengono da diverse regioni d’Italia: dall’Ospedale Maggiore (AUO) di Novara all’Istituto Mediterraneo per i Trapianti e Terapie ad Alta Specializzazione (ISMETT) di Palermo, dallo Spedali Civili di Brescia al Gruppo Oncologico Italiano di Ricerca (GOIRC) di Parma, proseguendo con la Fondazione Italiana Linfomi (FIL ONLUS) e l’Azienda Ospedaliera Antonio e Biagio Arrigo di Alessandria, l’Azienda Sanitaria Regionale Unica (ASUR Marche3), l’Ospedale di Monza, il Pascale di Napoli, l’Ospedale Sant’Anna di Ferrara, la Fondazione GONO (Gruppo Oncologico del Nord Ovest), l’Ospedale San Martino e Galliera di Genova.
“Come azienda leader nella ricerca e sviluppo nel farmaceutico e tra le prime 10 in assoluto al mondo, sentiamo la responsabilità di affiancare il Sistema Salute per costruire insieme un futuro dove, grazie ad una sana collaborazione pubblico-privata, la ricerca possa rilasciare tutto il suo potenziale come motore dell’innovazione nel nostro Paese – ha commentato Anna Maria Porrini, Direttore Medical Affairs & Clinical Operations in Roche Italia. Da più di un decennio investiamo oltre 40 milioni di euro ogni anno a sostegno della ricerca supportata e sponsorizzata. A questo impegno si aggiungono i finanziamenti alla ricerca indipendente attraverso l’ormai consolidato programma denominato “Fondazione Roche per la Ricerca” e quello a favore dell’inserimento di figure professionali esperte e qualificate come Data Manager e Infermieri di ricerca, indispensabili per condurre ricerca clinica di qualità che consenta al nostro Paese di continuare a competere con il resto d’Europa”.
A testimonianza dell’impegno annunciato con il programma “La Roche che vorrei”, che mira a garantire la massima trasparenza nell’interazione e nella collaborazione con la classe medica, le strutture ospedaliere, gli enti di ricerca, le associazioni di pazienti, il mondo scientifico e dell’associazionismo, la selezione e la valutazione delle candidature è stata affidata a Fondazione Gimbe, in qualità di partner esterno.
Nino Cartabellotta, Presidente Fondazione GIMBE, ha dichiarato: “La nostra Fondazione è orgogliosa di poter supportare direttamente iniziative come queste, volte a favorire l’attività di ricerca nel nostro Paese. Oggi più che mai è indispensabile supportare e promuovere l’operato di Data Manager e Infermieri di ricerca, che ricoprono un ruolo fondamentale per l’innovazione del sistema Salute e quindi per la sua sostenibilità. La maggiore attenzione nei confronti di queste figure professionali offre infatti l’opportunità di migliorare la gestione degli studi clinici rendendo così il nostro Paese sempre più competitivo nel campo della ricerca”.
Con l’occasione, Roche ha lanciato la nuova edizione del Bando che si apre anche agli Infermieri di ricerca, figura determinante che contribuisce in prima persona alla buona riuscita degli studi clinici attraverso la gestione dei trattamenti, l’educazione terapeutica al paziente e alla famiglia, in modo da aumentarne l’aderenza e il conseguente mantenimento all’interno dello studio. Il nuovo Bando, che parte oggi e si chiuderà il 15 aprile 2021, sosterrà 10 candidati per un finanziamento complessivo di euro 300.000 – euro 30.000 per ciascuna candidatura. I candidati, selezionati e valutati sempre da Fondazione Gimbe, svolgeranno per 12 mesi attività di ricerca clinica non sponsorizzata da aziende farmaceutiche o biomedicali nelle aree terapeutiche oncologia, ematologia oncologica, neuroscienze, malattie respiratorie, reumatologia e coagulopatie ereditarie.
“Creare una solida infrastruttura dedicata alla ricerca rappresenta il punto di partenza per qualsiasi Istituto che voglia portare avanti degli studi clinici – ha commentato Celeste Cagnazzo, patologo clinico che svolge la professione di Senior Clinical Research Coordinator presso il presidio infantile Regina Margherita dell’AOU città della salute e della scienza di Torino. La gestione delle sperimentazioni sta diventando progressivamente sempre più complessa, tanto da richiedere competenze specifiche e multidisciplinari che comprendono non solo aspetti strettamente scientifici ma anche ambiti di carattere etico, normativo ed organizzativo. Tale evoluzione si traduce nella necessità di avere in organico diverse figure professionali, come Coordinatori di Ricerca Clinica/Data Manager ed Infermieri di ricerca, che si sono dimostrate oggettivamente in grado di migliorare sensibilmente le performance e la qualità della ricerca. La difficoltà più grande risiede non tanto nel reclutamento di tali figure, quanto nella possibilità di sostenerle contrattualmente e, soprattutto, di garantirne una continuità lavorativa. Quindi ben vengano iniziative come il Bando Roche, che ha consentito di sostenere la formazione e l’operato di 16 professionisti in altrettanti istituti di ricerca sul territorio nazionale”.