Quasi cinque milioni di italiani over 60 fanno i conti con la fragilità ossea e sono esposti al rischio di fratture da fragilità. L’emergenza Covid19 ha peggiorato lo scenario anche su questo fronte: controlli rinviati, terapie sospese, difficoltà nelle visite con gli specialisti. Ma essere informati sulla corretta prevenzione, sull’importanza dell’aderenza alla terapia e avere un dialogo con un medico di fiducia può aiutare i pazienti a rallentare l’indebolimento dello scheletro e ridurre il rischio di fratture da fragilità. Sono questi i punti chiave della nuova edizione della campagna di sensibilizzazione “Fai vincere le tue ossa” promossa da Amgen in collaborazione con APMARR – Associazione Nazionale Persone con Malattie Reumatologiche Rare, FEDIOS – Federazione Italiana Osteoporosi e malattie dello scheletro, FIRMO – Fondazione Italiana Ricerca sulle Malattie dell’Osso, Senior Italia, GISOOS – Gruppo Italiano di Studio in Ortopedia dell’Osteoporosi Severa, OrtoMed – Società Italiana di Ortopedia, SIOMMMS – Società Italiana sull’Osteoporosi, Metabolismo Minerale e Malattie dello Scheletro e con il patrocinio di SIE – Società Italiana di Endocrinologia.
La campagna “Fai vincere le tue ossa” si rivolge in particolare alle donne over 65 e a quelle over 45 che oggi hanno il ruolo di caregiver ma che devono anche cominciare a considerare la salute delle proprie ossa. «In Italia si spendono 10 miliardi di euro in prevenzione ma solo una piccolissima quota viene dedicata alla prevenzione della fragilità ossea. Continuiamo a ripeterlo da tempo e purtroppo le cose non sono ancora cambiate: nel nostro Paese non si fa prevenzione per l’osteoporosi quasi a voler eludere il problema, come se questa malattia non esistesse – dichiara Maria Luisa Brandi, Endocrinologa e Presidente FIRMO – quanto più si parla di fragilità ossea tanto più il problema viene portato all’attenzione dei cittadini, non solo degli anziani ma anche dei figli e dei nipoti, perché questa patologia e la sua più grave complicanza, la frattura da fragilità, ci riguarda tutti visti i costi socio-sanitari altissimi».
Dopo il lancio nel mese di giugno e il grande successo della prima fase, la campagna riparte adesso con il volto di Loretta Goggi, una delle donne di spettacolo più amate, testimonial di eccezione e interprete dello spot che su TV e web rilancerà il claim della campagna: “Se soffri di osteoporosi, la terapia non è un gioco, seguila”. Inoltre, è stato attivato un servizio di informazione attraverso il Numero Verde 800.888.844 in cui specialisti dell’osso, selezionati dalle Società scientifiche partner GISOOS, OrtoMed e SIOMMMS, potranno rispondere direttamente ai dubbi e alle domande dei cittadini sulla fragilità ossea e sui rischi di fratture da fragilità
«Sono sempre stata vicina a tutto quello che è prevenzione. Adesso mi avventuro in questa campagna “Fai vincere le tue ossa” sulla fragilità ossea i e sono contenta di farlo, perché è un tema che mi riguarda molto da vicino: ho 70 anni e faccio i controlli periodici per valutare la salute delle mie ossa – spiega Loretta Goggi – quando mi associo ad una iniziativa è perché la vivo anche sulla mia pelle, in questo caso sulle mie ossa, e con questa iniziativa vogliamo promuovere la corretta informazione sul problema della fragilità ossea e rendere le donne consapevoli sull’importanza di non trascurare la salute delle proprie ossa e prendersi cura di sé in modo costante e convinto. Anche in un momento difficile come questo con l’emergenza sanitaria COVID-19, è importante ricordare a tutti che è essenziale continuare a seguire i consigli del medico di fiducia e non interrompere le cure».
La fragilità ossea è un importante problema sociale e sanitario, soprattutto per le sue conseguenze più gravi: le fratture da fragilità, anche per traumi lievi e le ri-fratture, il cui rischio aumenta di cinque volte nei due anni a valle di un primo evento fratturativo. «L’80% di chi subisce una frattura da fragilità non riesce più a fare le scale, il 50% non è più autonomo – afferma Annamaria Colao, Presidente eletto SIE, Professore Ordinario di Endocrinologia e Malattie del Metabolismo e Chair holder Cattedra UNESCO Educazione alla Salute e allo Sviluppo Sostenibile, Università Federico II di Napoli – la ri-frattura è un evento gravissimo e potrebbe significare che, sebbene il paziente abbia già subito un primo trauma fratturativo, non gli è stata prescritta una terapia adeguata per evitare la ri-frattura. Di fatto il 75% dei pazienti anziani non riceve un trattamento farmacologico per l’osteoporosi in seguito ad una frattura di femore».
Nel periodo di lockdown la normale operatività delle strutture sanitarie ha subito un forte rallentamento, di conseguenza la popolazione con problemi di fragilità ossea ha interrotto i percorsi terapeutici e riabilitativi «È stato drammatico per i pazienti con patologie croniche, come l’osteoporosi, vivere il periodo della pandemia e adesso il problema si ripresenta – afferma Antonella Celano, Presidente APMARR – i pazienti si sono visti bloccare l’accesso ai servizi, anche a prestazioni non procrastinabili. Una ricerca da noi condotta ha evidenziato che nei primi mesi del 2020 si è avuto un ritardo delle diagnosi precoci rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, del 40%; è chiaro che negli anni a venire la salute e la qualità della vita di queste persone ne risentirà».
L’impatto dell’emergenza Covid-19 e del lockdown rischia di essere una importante ipoteca sul futuro dei pazienti con fragilità ossea: «Il paziente si è allontanato dal contatto con il suo medico curante, che è in qualche modo un facilitatore della continuità terapeutica – afferma Umberto Tarantino, Presidente GISOOS – enormi sono stati i disagi dal punto di vista organizzativo: ad esempio, riprogrammare una visita, rinnovare un piano terapeutico, effettuare un controllo, fare la diagnosi di una frattura da fragilità. Il lockdown ha aggiunto un peggioramento dello stile di vita, gli anziani sono stati costretti all’ipomobilità con grave peggioramento dello stato muscolare. E tutto questo porterà a lungo termine ad un aumento delle fratture da fragilità».
Anche per l’osteoporosi la telemedicina e il supporto a distanza si sono dimostrati un valido strumento per sopperire alle problematiche dell’assistenza in presenza. «In Veneto – commenta Maurizio Rossini, Professore Ordinario di Reumatologia Università degli Studi di Verona, Direttore UOC di Reumatologia AOU Integrata di Verona, Presidente SIOMMMS – abbiamo attivato il tele-monitoraggio per il controllo dei risultati di alcuni esami; molto importante è il tele-consulto dedicato al rapporto tra specialisti e medici di medicina generale, che è sicuramente una modalità per concordare a distanza l’avvio o la prosecuzione di un trattamento. Nel caso della fragilità ossea abbiamo trattamenti vincolati a piani terapeutici che devono essere periodicamente rinnovati. AIFA ha effettuato una deroga sulla loro durata in modo da semplificare questo atto amministrativo».
Ad alleviare la “solitudine” delle persone con fragilità ossea i in un momento come quello che stiamo vivendo, oltre al supporto a distanza può contribuire una accresciuta attenzione dei caregiver, pur nei limiti ai contatti personali imposti dall’emergenza Covid19.