Tumore al colon-retto: come gestire gli intervalli di chemioterapia

Pubblicate le raccomandazioni degli esperti perchè i medici considerino gli intervalli liberi da chemioterapia nella gestione del trattamento di terza linea dei pazienti con tumore del colon retto metastatico (mCRC), prima che il performance status peggiori, allo scopo di prolungare la sopravvivenza, preservando la migliore qualità di vita. Le raccomandazioni sono pubblicate nel numero di ottobre 2020 di Clinical Advances in Hematology & Oncology.

Il tumore del colon retto (CRC) è il terzo tipo di tumore più comune a livello globale; una persona su 10 colpita dal cancro ha un  tumore del colon retto. Negli Stati Uniti, il 22% delle diagnosi presenta già uno stadio avanzato di CRC, e circa il 70% dei pazienti svilupperà malattia avanzata. E ancora, nonostante i progressi nel trattamento, il tasso di sopravvivenza globale dei pazienti con mCRC è ancora molto basso, con solo il 12% di persone vive a cinque anni dalla diagnosi.

“Nel tumore del colon retto metastatico è importante riconoscere che la maggior parte dei pazienti riceverà diverse linee di terapia nel corso del trattamento,” afferma il Dottor Fortunato Ciardiello, Dipartmento di Medicina di Precisione, Università della Campania Luigi Vanvitelli, Napoli. “Lo scopo del trattamento è prolungare la sopravvivenza e contemporaneamente, aspetto fondamentale, garantire ai pazienti la migliore qualità di vita possibile. Nel contesto della terapia permanente, inserire intervalli liberi da chemioterapia nel trattamentio di terza linea è una strategia che può aiutare a raggiungere questi scopi. Le opzioni di terza linea che stabilizzano la malattia, evitando la tossicità associata alla chemioterapia, per i pazienti con risposta non adeguata al trattamento di prima e seconda linea, comprendono regorafenib e trifluridina/tipiracil. Queste opzioni vanno utilizzate in tempi sufficientemente precoci durante il processo, quando il paziente è ancora in condizioni tali da poter sviluppare una risposta”.

“Un principio fondamentale della gestione del processo terapeutico è garantire che Ie opzioni di  trattamento potenzialmente attive siano disponibili per i pazienti, piuttosto del rechallenge con la chemioterapia e riservare l’utilizzo di alcuni farmaci per una fase successiva,” ha dichiarato il Dottor Axel Grothey, Director, GI Cancer Research, West Cancer Center and Research Institute, OneOncology, Germantown, Tennessee. “Offrire ai pazienti un intervallo libero da chemioterapia può portare benefici noti di sopravvivenza, aiutando a gestire la qualità di vita. Tuttavia è fondamentale che i medici considerino di introdurre una terza linea di trattamento libera da chemioterapia prima che il performance status dei pazienti peggiori e con un monitoraggio stretto in modo da assicurare la gestione degli effetti collaterali e ottimizzare i risultati.”

Che cosa si è appreso durante la pandemia COVID-19

Alla luce della pandemia COVID-19 in corso, la pubblicazione comprende una guida fornita dagli esperti sull’adeguamento dei regimi di trattamento per garantire che i pazienti con CRC avanzato siano gestiti in modo appropriato in questo contesto.

In linea con la guida clinica pubblicata dalla European Society of Medical Oncology all’inizio di quest’anno, gli esperti raccomandano che dovrebbe essere considerata una buona pratica evitare terapie che potenzialmente sopprimano il sistema immunitario, poiché potrebbero aumentare la vulnerabilità del paziente alle infezioni in caso di esposizione a COVID-19.

Il Dottor John L. Marshall, Chief, Division of Hematology/Oncology, Medstar Georgetown University Hospital, Director, Otto J. Ruesch Center for the Cure of Gastrointestinal Cancer, US, spiega: “Durante la pandemia COVID-19, ogni viaggio in ospedale comporta un rischio intrinseco di esposizione e i medici devono fare tutto il possibile per limitare tale rischio. Tuttavia, è preferibile modificare piuttosto che ritardare il trattamento. Le terapie orali come regorafenib e trifluridina/tipiracil sono scelte come ponte, lontano dalla tradizionale chemioterapia endovenosa, in cui la somministrazione e il follow-up del paziente possono essere realizzati con la telemedicina. È importante sottolineare che la scelta di una terapia orale dovrebbe anche prendere in considerazione il rischio di mielosoppressione e la soppressione del sistema immunitario associate, allo scopo di controllare la malattia del paziente senza renderlo più vulnerabile al COVID-19 “.

Total
3
Condivisioni
Articolo Precedente

Covid-19: un italiano su due ha reagito con l’”emotional eating”

Articolo Successivo

Rassegna stampa 3 novembre 2020

Articoli correlati