Un’iniezione ogni quattro settimane, grazie ad una semplice penna, per tenere sotto controllo l’asma severo, la forma più grave della malattia, che colpisce il 10 per cento degli asmatici e può scatenare attacchi di “fame d’aria” estremamente seri, tanto da costringere ogni anno 4 persone su 10 a ricorrere alle cure del pronto soccorso. La novità importante è che da oggi l’iniezione può essere fatta a casa direttamente dal paziente con un dispositivo semplice: una penna, appunto, preriempita del farmaco. Poi, attraverso un ago minuscolo, così come avviene per l’insulina, l’anticorpo monoclonale entra nel corpo del paziente e può svolgere la sua funzione agendo direttamente sull’Interleuchina-5 (IL-5), uno dei “carburanti” delle crisi asmatiche in chi soffre della forma severa eosinofilica. Questa innovativa modalità di somministrazione consentirà al paziente di proseguire a domicilio la terapia con mepolizumab evitandogli il day hospital e semplificandogli enormemente la vita, in modo particolare in un momento d’emergenza pandemico, dove è opportuno limitare al massimo i rischi d’infezione.
“L’asma severo – afferma Giorgio Walter Canonica, Responsabile del Centro di Medicina Personalizzata Asma e Allergie dell’Ospedale Humanitas di Rozzano – è una patologia invalidante che limita il paziente in qualsiasi sua attività. Il tipo eosinofilo, per la quale è indicato mepolizumab, è caratterizzato da un’elevata infiammazione, dovuta proprio all’aumento di questi specifici globuli bianchi che determinano un aumentato rischio di riacutizzazioni. Questa nuova modalità di somministrazione offre una maggiore tranquillità al paziente, favorendo l’aderenza”.
“Mepolizumab – sostiene Claudio Micheletto, direttore dell’Unità di pneumologia dell’Ospedale Borgo Trento di Verona – rappresenta un investimento culturale per la professione: ci ricorda che l’asma non è tutta uguale e che la sfida cruciale per l’allergologia e la pneumologia è la fenotipizzazione dei pazienti. Oggi abbiamo una risposta concreta e ancora più “friendly”: in un periodo storico come l’attuale, nel quale siamo chiamati a contenere il rischio pandemico, questo dispositivo consente ad un paziente fragile come quello asmatico, di evitare un ulteriore rischio di contagio venendo in ospedale”.