Oltre un terzo delle persone con una malattia infiammatoria cronica dell’intestino (MICI) può presentare anche i sintomi dell’artrite e di altre malattie infiammatorie immunologiche. E viceversa: chi ha spondiloartrite, artrite reumatoide o psoriasica spesso ha sintomi gastrointestinali. Le percentuali, in entrambi i casi, possono raggiungere anche il 70%, e più tempo passa dalla diagnosi più la probabilità di manifestare i segnali delle diverse patologie aumenta. Per questo chi riceve una diagnosi di malattia di Crohn o colite ulcerosa da un lato – e chi di una malattia reumatica dall’altro – dovrebbe essere valutato non da un singolo specialista, ma da un team multidisciplinare che comprenda sia il gastroenterologo sia il reumatologo. È questo il messaggio emerso da “Experience – Multidisciplinary Management in Inflammatory Chronic Diseases”, due giorni interamente digitali, dedicati alla condivisione e al confronto tra alcuni dei maggiori esponenti italiani della Gastroenterologia e della Reumatologia, promossa da Sandoz.
“Non è possibile fare stime precise, ma dati recenti confermano che le malattie croniche infiammatorie dell’intestino e le malattie reumatiche delle articolazioni sono sicuramente concomitanti in più del 30% dei casi” – afferma il Prof. Roberto Caporali, Direttore del dipartimento di reumatologia e scienze mediche presso l’ASST Gaetano Pini-CTO di Milano e Direttore della Scuola di Specializzazione in Reumatologia dell’Università di Milano – “Le percentuali possono arrivare anche al 60-70%. È molto importante tenere presenti questi dati, perché la manifestazione di malattie infiammatorie croniche in distretti diversi è correlata a una risposta inferiore alle terapie1 e, di conseguenza, a una minore aderenza alle cure, come confermano i dati del Registro GISEA (Gruppo italiano di studio sulla Early Arthritis). Un fatto di cui noi medici dobbiamo tenere conto quando ci troviamo di fronte a un paziente con artrite che presenta sintomi gastrointestinali o, viceversa, quando un paziente con MICI riporta sintomi di artrite e di altre malattie immunomediate extra-intestinali.”
Come sottolineano anche le ultime raccomandazioni della European League Against Rheumatism (EULAR), è quindi sempre necessaria un’ attenta valutazione delle comorbidità nel paziente con malattie reumatiche, nell’ottica di avere diagnosi precise e garantire ai pazienti i trattamenti più adeguati.
Lo stesso dicasi per la Gastroenterologia: non è infrequente, per esempio, che pazienti a cui viene fatta la diagnosi di MICI riportino episodi di malattie infiammatorie della pelle o oculari, come l’uveite, anche avuti in precedenza.
“Da questo confronto tra reumatologi e gastroenterologi emerge chiaramente l’importanza di tenere in considerazione le manifestazioni extra-articolari ed extra-intestinali dovute alle malattie infiammatorie croniche – sottolinea il Prof. Silvio Danese, Responsabile IBD Center, Istituto Clinico Humanitas di Rozzano – “Queste patologie possono incidere fortemente sull’attività quotidiana e lavorativa. Per aumentare la qualità di vita dei pazienti è fondamentale ottenere la remissione non solo della patologia di base, ma tutte le altre manifestazioni. Per capire quando ricorrere a questa strategia, sono stati individuati dei sintomi chiave, le cosiddette red flags”.
Ad oggi non è ancora chiaro se i sintomi extra-intestinali in pazienti con MICI ed extra-articolari in pazienti con artriti siano manifestazioni di una stessa malattia o siano delle comorbidità. Quel che è certo è che ci troviamo di fronte a patologie infiammatorie complesse, che hanno spesso bisogno di un approccio “olistico” e multi-specialistico.
“L’impegno di Sandoz è da sempre quello di ampliare l’accesso alla salute dei cittadini” – commenta Paolo Fedeli, Direttore Medico di Sandoz – “Pensando in modo particolare a chi soffre di una malattia cronica, abbiamo voluto essere una volta di più al fianco dei clinici, per aiutare la comunità scientifica a migliorare la gestione delle patologie infiammatorie immuno-mediate e promuovere la condivisione competenze mediche e di buone pratiche”.