La lotta contro le malattie infettive non può e non deve conoscere sosta. Una lezione che oggi si conferma di estrema attualità. In questo scenario si inseriscono le notizie che arrivano dalla 23esima International Aids Conference – in edizione virtuale – e che riportano l’attenzione sul tema della Ricerca in HIV, oggi sempre più orientata a identificare soluzioni terapeutiche volte a sostenere la Qualità di Vita dei Pazienti, e a rispondere agli unmet need con regimi di trattamento semplificati.
La Qualità della Vita è un aspetto cardine nella lotta al virus, ed è strettamente correlata all’aderenza terapeutica, all’assenza di effetti collaterali nelle terapie antiretrovirali e alla gestione ottimale delle comorbidità e della polipharmacy, il cui carico aumenta fisiologicamente con l’avanzare dell’età dei pazienti.
Perché se, da un lato, possiamo oggi celebrare il fatto che -con la giusta terapia- l’aspettativa di vita delle persone con HIV sia ormai allineata alla media della popolazione, dall’altro bisogna tenere presente che i pazienti sono esposti per molti anni ad uno stato di infiammazione e immunoattivazione cronica, derivante da molteplici fattori. Tale stato infiammatorio è all’origine di un processo di invecchiamento biologico accelerato che, sovrapponendosi al progressivo invecchiamento anagrafico, conduce alla comparsa più frequente e più precoce, rispetto alla popolazione generale, di numerose comorbosità non infettive, tra cui le malattie cardiovascolari.
Per questa ragione, il controllo del peso corporeo e della massa grassa nei pazienti con HIV è una forma di prevenzione molto importante per il mantenimento di una Qualità della Vita ottimale. Tuttavia, è la stessa terapia antiretrovirale che, a volte, può determinare un aumento ponderale.
Una buona notizia, in questo senso, arriva dal congresso IAS 2020, dove sono stati presentati i dati dello studio di fase 3 DRIVE-SHIFT, che dimostrano come l’aumento di peso dopo lo switch ad una terapia di combinazione costituita da doravirina/lamivudina/tenofovir diproxil fumarato in pazienti virologicamente stabili, è stato modesto oltre le 144 settimane di valutazione.
Il cambiamento medio del peso è stato inferiore ad 1 kg a 6 mesi e 12 mesi dallo switch e da 1.2 kg a 1.4 kg dopo più di 2 anni di trattamento con doravirine/3TC/TDF. Oltre il 70% dei pazienti nello studio ha sperimentato un incremento del peso < al 5%.
Dal congresso, dati promettenti anche sulla nuova associazione: Islatravir, nuovo inibitore nucleosidico della traslocazione della trascrittasi inversa in fase di sperimentazione clinica (NRTTI), in associazione orale con doravirina, nuovo NNRTI, negli adulti con infezione da HIV-1 non precedentemente sottoposti ad un trattamento antiretrovirale.
I risultati di uno studio di fase 2b confermano il profilo di sicurezza ed il profilo di tollerabilità della molecola in combinazione con doravirina a 48 settimane e rafforzano il potenziale di questa duplice terapia per le persone che vivono con l’HIV.
Islatravir, il nuovo inibitore nucleosidico della traslocazione della trascrittasi inversa (NRTTI) è attualmente in fase di valutazione negli studi clinici per il trattamento dell’infezione da HIV-1 in combinazione con altri antiretrovirali, nonché per la profilassi pre-esposizione (PrEP) come singolo agente sperimentale.
«Sogniamo un mondo senza HIV, ma c’è ancora moltissimo lavoro da fare per centrare questo obiettivo – dichiara Nicoletta Luppi, Presidente e Amministratore Delegato di MSD Italia- Oggi con l’HIV si può vivere, invecchiare, amare. Quarant’anni fa, quando fu scoperto il virus, tutto questo sembrava impossibile. Non si può che rendere merito alla Ricerca per gli incredibili passi in avanti riguardo al miglioramento della Qualità di Vita delle Persone con HIV. Ma in MSD vogliamo andare oltre, con l’ambizione di contribuire a donare alle prossime generazioni un futuro davvero HIV-free. I risultati annunciati allo IAS2020 vanno in questa direzione e sono per noi un riconoscimento e uno stimolo a proseguire in questo percorso di innovazione».