Il Rumore del Silenzio, le voci di Milano al tempo del Coronavirus

“Campane in lontananza che suonano l’agonia, ambulanze con le sirene spiegate, l’elicottero che ti passa sopra la testa tutti suoni e rumori che normalmente senti non in contemporanea e poco di frequente. Il tuo cuore sobbalza ogni volta e così pure la glicemia! Sì, perché anche il diabete ne risente di questo momento tragico e di immobilismo generalizzato…”. Così Marisa M, una pensionata con diabete, descrive la sua esperienza degli ultimi mesi. La sua testimonianza, insieme a quella di altri malati cronici, professionisti, operatori sanitari e cittadini milanesi è stata raccolta nel libro “Il Rumore del Silenzio – Le voci di Milano al tempo del Coronavirus, realizzato nell’ambito di Milano Cities Changing Diabetes, il progetto nato per valutare l’impatto dell’urbanizzazione sulle malattie croniche, come diabete e obesità, e promuovere iniziative per poterle prevenire e salvaguardare la salute dei cittadini.

«Come Milano Cities Changing Diabetes, abbiamo voluto essere vicini alla popolazione milanese, in particolare alle persone più fragili, come i malati cronici, che sono state purtroppo tra le più colpite dalla pandemia. Infatti, i dati dell’Istituto Superiore di Sanità hanno evidenziato che solo poco più del 4 per cento dei decessi registrati per infezione da SARS-CoV-2 sono di persone senza malattie pregresse e ben il 30 per cento di chi purtroppo non è riuscito a superare la malattia aveva il diabete», afferma Michele Carruba, Presidente Comitato Esecutivo Milano Cities Changing Diabetes e Presidente Centro di Studio e Ricerca sull’Obesità (CSRO) dell’Università degli Studi di Milano.

«In questo libro sono raccolte tante storie, anonime ma rappresentative di molti, storie di silenzio e del fragoroso rumore del silenzio. Gli abitanti di Milano ai tempi del coronavirus si raccontano con la vita vissuta da loro stessi e la città si racconta attraverso di essi», spiega Mario Pappagallo, Direttore URBES, coautore del volume insieme al professor Carruba e alla Sen. Emanuela Baio, Presidente Comitato per i Diritti e i Doveri delle persone con diabete, che aggiunge: «Il libro raccoglie testimonianze per colmare in parte il silenzio. Lo spaccato di questo testo attraversa paure, difficoltà, ma anche la fiducia e la speranza dei milanesi che hanno vissuto in prima persona questa drammatica esperienza. Il recupero delle reti sociali, delle reti assistenziali e delle reti di prossimità è chiave anche per la salvaguardia dell’accesso alle cure per le persone anziane, sole, straniere e con patologie croniche come il diabete, presenti in gran numero nella città di Milano».

Da questi dati di fatto riparte, quindi, il progetto Milano Cities Changing Diabetes, che giusto poco prima del lock-down aveva concluso la prima fase, con la pubblicazione dei dati nell’Atlas di Milano, che avevano evidenziato come oltre un terzo delle persone con diabete della Lombardia risiede nel capoluogo, ovvero oltre 180.000, a cui bisogna aggiungere circa 60.000 persone che non sanno di avere la malattia.

Il punto della situazione, nel corso di un confronto “virtuale”, nel pomeriggio, tra clinici, Istituzioni della Città di Milano e della Lombardia, esperti e rappresentanti della società civile nel corso del quale sarà illustrato un progetto di ricerca realizzato dal Censis per Milano Cities Changing Diabetes. «In questa fase caratterizzata dall’emergenza Covid-19 e in quella immediatamente successiva che si sta già delineando, appare ancora più rilevante mantenere ferma l’attenzione alle condizioni e difficoltà delle persone con diabete che vivono in contesti a elevata urbanizzazione» dice Ketty Vaccaro, Responsabile settore Welfare della Fondazione Censis. «Per questo motivo abbiamo deciso di realizzare il progetto “Milano Cities Changing Diabetes e la vulnerabilità sociale”, volto a mettere in luce difficoltà di gestione della malattia e di accesso alle cure per le persone con diabete, anche dal punto di vista di medici e operatori sanitari; un’analisi che costituirà uno dei pilastri, su cui fondare le ipotesi di intervento successive», conclude.

«Il progetto Cities Changing Diabetes, realizzato in partnership tra University College London (UCL) e il danese Steno Diabetes Center con il contributo non condizionato di Novo Nordisk, coinvolge Istituzioni nazionali, amministrazioni locali, terzo settore e mondo accademico e ha l’obiettivo di arrestare la curva di crescita del diabete per prevenire più di 100 milioni di nuovi casi entro il 2045. Il coinvolgimento di Milano nel progetto, dopo quello di Roma degli anni scorsi, consente all’Italia di contribuire con un significativo volume di dati socio-demografici e clinico-epidemiologici, avendo le due aree metropolitane quasi 8 milioni di abitanti». aggiunge Livio Luzi, Professore Ordinario di Endocrinologia dell’Università degli Studi di Milano nonché Direttore del Dipartimento di Endocrinologia, Nutrizione e Malattie Metaboliche del Gruppo MultiMedica e Presidente del Comitato Scientifico di Milano Cities Changing Diabetes.

“Infatti, nelle città aderenti al programma Cities Changing Diabetes, i ricercatori si impegnano a individuare le aree di vulnerabilità, i bisogni insoddisfatti delle persone con diabete e identificare le politiche di prevenzione più adatte e come migliorare la rete di assistenza, con l’obiettivo di creare un movimento unitario per stimolare i decisori politici a considerare prioritario l’urban diabetes, il fenomeno che vede le città protagoniste e in parte responsabili del crescente aumento del numero di persone con diabete e di conseguenza in prima linea nella lotta alla malattia”, conclude Andrea Lenzi, Presidente dell’Health City Institute e del Comitato di Biosicurezza, Biotecnologie e Scienze della Vita della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

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