L’inverno è in arrivo e milioni di italiani si preparano ad affrontare una delle sue più insidiose conseguenze: l’influenza. Con l’arrivo del freddo circa duecento – tra virus influenzali e simil-influenzali – costringeranno a letto molte persone. Ma che influenza ci aspetta per il prossimo inverno?
“A oggi la stagione influenzale in arrivo non sembra essere pesantissima, con un numero di casi leggermente sotto la media. Ci aspettiamo di avere circa 6 milioni di influenzati, con un’incidenza leggermente inferiore rispetto agli scorsi anni”, afferma il Professor Fabrizio Pregliasco, Virologo, Ricercatore del Dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute dell’Università degli Studi di Milano e Direttore Sanitario I.R.C.C.S. Istituto Ortopedico Galeazzi. “A questi 6 milioni che saranno colpiti da ‘vera’ influenza, vanno poi aggiunti altri 8 milioni di cittadini che contrarranno gli altri virus simil-influenzali.”
L’influenza si distingue, infatti, da tutte le altre forme parainfluenzali per la presenza di tre caratteristiche: insorgenza brusca della febbre oltre i 38°; presenza di almeno un sintomo sistemico (dolori muscolari/articolari); presenza di un sintomo respiratorio (tosse, naso che cola, congestione/secrezione nasale, mal di gola).
Nonostante quest’anno si stimi, dopo un biennio di forte incidenza, una stagione influenzale meno pesante per la popolazione generale e con dati nella media, i virus che colpiranno gli italiani saranno più insidiosi. “Si sono diffuse due nuove varianti dei virus, H3N2 e H1N1, le quali, oltre ad avere una maggior capacità diffusiva, sono quelle forme influenzali che – soprattutto l’H1N1 nei bambini piccoli e l’H3N2 nei soggetti anziani e fragili – possono provocare maggiori severità e un più alto rischio di complicanze”, continua il Prof. Pregliasco. “Oltre a questi, saranno presenti anche i virus B/Colorado e A/Kansas che sono varianti già conosciute dalle precedenti stagioni”.
Ma come si comportano gli italiani in caso di influenza? Una ricerca condotta da Assosalute (Associazione nazionale farmaci di automedicazione che fa parte di Federchimica) delinea alcuni dei comportamenti più comuni.
La maggioranza degli italiani, il 55%, dichiara di assumere un comportamento corretto in caso di influenza: si mette a riposo, assume farmaci di automedicazione e contatta il medico solo se dopo 3 giorni non nota un miglioramento. La percentuale di coloro che sanno come è bene comportarsi è più alta tra le donne (61,7%) rispetto agli uomini (48,5%).
“I farmaci di automedicazione, insieme a riposo e corretta alimentazione, sono il rimedio migliore contro l’influenza”, conferma il Prof. Pregliasco.
Lo sanno bene gli italiani, che nel 64% dei casi scelgono proprio i farmaci di automedicazione come primo rimedio in caso di influenza. A seguire, le “bevande della nonna” (bevande calde, spremute, latte e miele), opzione preferita dal 24%.
Ancora alta la percentuale di chi crede che gli antibiotici siano un rimedio efficace contro l’influenza (16,2%), soprattutto tra i giovanissimi, dove si arriva al 29,2%. “Uno degli errori da evitare in caso di influenza è quello di assumere gli antibiotici che sono del tutto inefficaci nella lotta ai virus. A differenza dei farmaci di automedicazione, gli antibiotici non vanno mai assunti senza la prescrizione medica specifica per quel caso”, afferma il Professor Pregliasco.
Ovviamente, per molti italiani la migliore cura contro l’influenza è la prevenzione. Su questo, la maggioranza mette in atto comportamenti corretti come evitare gli sbalzi di temperatura (55,2%) e lavarsi spesso le mani (41,3%).
Oltre alle pratiche di buon senso, il vaccino anti-influenzale rappresenta un rimedio essenziale per evitare il contagio, soprattutto nei soggetti più fragili. “La vaccinazione è un’opportunità per tutti, ma ha una impellenza sempre più alta al crescere della fragilità del soggetto”, ricorda il Professor Pregliasco. “Il vaccino contro l’influenza non ci mette a riparo da tutti i virus in circolazione, ma il suo successo va misurato in ottica salvavita. L’obiettivo principale del vaccino è proprio quello di dare copertura ai soggetti fragili e ridurne la mortalità associata”.
Nel video:
- Fabrizio PREGLIASCO
Ricercatore Dipartimento Scienze Biomediche Università di Milano