Sono oltre 33 mila gli italiani ogni anno colpiti da un tumore del sangue. Negli ultimi decenni sono stati fatti passi da gigante nell’allungamento e nella qualità della vita, grazie soprattutto all’introduzione dell’immunoterapia, degli anticorpi monoclonali e recentemente della tecnica chiamata CAR-T, che potrebbe rivoluzionare il decorso e la prognosi di questi tumori.
Le CAR-T rappresentano una terapia destinata a pazienti selezionati, in particolare ad oggi sono state approvate in Italia per l’utilizzo nei pazienti affetti da leucemia linfoblastica e linfomi ad alto grado che non hanno risposto o sono ricaduti dopo aver ricevuto le terapie convenzionali per queste patologie (chemio e radioterapia). Ma sembrano essere molto promettenti anche per altre patologie. “CAR-T è una immunoterapia che utilizza particolari globuli bianchi, i linfociti T, ingegnerizzati per attivare il sistema immunitario contro le cellule tumorali, come succede ad esempio per le infezioni” spiega Paolo Corradini, Presidente della Società Italiana di Ematologia e Direttore della Divisione di Ematologia Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori Università degli Studi di Milano. “I linfociti T del paziente vengono prelevati e successivamente geneticamente modificati in laboratorio in modo da renderli capaci di riconoscere le cellule tumorali: quando vengono restituiti al paziente entrano nel circolo sanguigno e sono in grado di riconoscere le cellule tumorali e di eliminarle attraverso l’attivazione della risposta immunitaria”.
CAR-T E NOVITA’ SULLA CURA DEI LINFOMI
Quando si parla di linfomi si fa riferimento a un insieme di più di trenta malattie, più o meno aggressive, che rappresentano le più frequenti neoplasie ematologiche. Ancora non è stato indentificato un chiaro fattore di causalità e per questo la diagnosi avviene tramite l’analisi istopatologica dopo biopsia. Per quanto riguarda l’approccio terapeutico “negli ultimi 20 anni lo scenario si è rapidamente modificato passando dalla convenzionale chemioterapia alla terapia combinata con l’introduzione della chemioimmunterapia. In questo ambito ha sicuramente giocato un ruolo fondamentale l’anticorpo anti-CD20”, spiega il professor Zinzani. “Gli anticorpi monoclonali, inoltre, hanno dato buoni risultati anche nel linfoma di Hodgkin, nei linfomi di derivazione T-linfocitaria, nel linfoma primitivo del mediastino, nel linfoma mantellare e nei linfomi follicolari. Il nuovo approccio terapeutico rappresentato dalle CAR-T ha dato una svolta fondamentale nell’ambito dei linfomi diffusi a grandi cellule».
Nel video:
- Pier Luigi Zinzani
Professore di Ematologia Università di Bologna- Paolo Corradini
Presidente della Società Italiana di Ematologia- Giovanni Pizzolo
già Professore di Ematologia Università di Verona- Fabrizio Pane
Professore di Ematologia Università Federico II di Napoli