In Italia aumentano le malattie correlate al tabacco nella popolazione femminile, il tasso di fumatori fra gli uomini continua a diminuire, ma il numero delle fumatrici torna invece a crescere. Nuovi dati indicano che il rischio è probabilmente ancora sottostimato. Secondo un’ampia indagine promossa da Fondazione Umberto Veronesi e condotta da AstraRicerche, fuma il 45% delle donne e il 38,6% lo fa tutti i giorni. Sono molte di più di quante siamo abituati a pensare e, se non si riuscirà a invertire questa tendenza, l’impatto sulla salute femminile nei prossimi decenni sarà disastroso.
Per queste ragioni la Fondazione Umberto Veronesi ha dedicato al tema “Donne e fumo” il suo impegno per il World No Tobacco Day del 31 maggio e per tutto il 2018. Fra le principali novità la prima edizione del Premio alla miglior ricerca sul tabagismo femminile, in collaborazione con la Società Italiana di Tabaccologia, e una mattinata dedicata alla prevenzione con la spirometria in Piazza della Scala a Milano.
Durante il il World No Tobacco Day i fumatori hanno potuto sottoporsi a una spirometria gratuita per verificare lo stato di salute dei loro polmoni. “La prevalenza della BPCO nel sesso femminile sta aumentando più rapidamente che nel sesso maschile, in particolare nelle donne giovani” afferma Pierachille Santus, Professore di malattie respiratorie Università Statale di Milano. “Negli Stati Uniti le ospedalizzazioni e le morti delle donne correlate con la BPCO hanno superato quelle degli uomini. La suscettibilità maggiore allo sviluppo della malattia nelle donne non è del tutto chiarito, probabilmente vi è una maggiore suscettibilità al danno da fumo, ma dobbiamo anche tenere presente altri possibili fattori come le dimensioni più ridotte del polmone, l’impatto degli estrogeni sugli effetti del fumo, esposizioni ambientali e come il periodo peri menopausale sia un momento di accelerazione della perdita della funzione polmonare. D’altra parte diversi studi hanno dimostrato come la risposta al trattamento con broncodilatatori sia migliore nel sesso femminile. La terapia di base per la BPCO sono i broncodilatatori. I più recenti studi mettono in evidenza come nella BPCO lieve un trattamento con singolo broncodilatatore della classe degli anticolinergici induce un significativo miglioramento della sintomatologia e della funzione polmonare e una riduzione delle riacutizzazioni. Nei soggetti sintomatici con BPCO da moderata a molto grave l’uso di due broncodilatatori con meccanismi d’azione diversi consente di ottimizzare la broncodilatazione ottenendo un miglioramento dei sintomi, della funzione polmonare e una riduzione delle riacutizzazioni. Sarebbe quindi da riservare ai soggetti con storia di allergie, asma, riacutizzazioni frequenti e valori ematici di eosinofili superiori a 300 cellule/ml l’aggiunta in terapia dello steroide inalatorio”.
Nel video:
- Giulia VERONESI
Responsabile Chirurgia Robotica Ospedale Humanitas Milano- Pierachille SANTUS
Professore di malattie respiratorie Università Statale di Milano