Secondo un nuovo l’attività fisica modifica il cervello e lo sperma degli animali maschi in modi che successivamente influenzano il cervello e le capacità di pensiero della loro prole.
I risultati indicano che alcuni dei benefici cerebrali dell’attività fisica possono essere trasmessi ai bambini, anche se un padre non inizia a fare esercizio fino all’età adulta.
Esistono già molte prove scientifiche che dimostrano come l’esercizio fa bene al cervello. Tra gli altri effetti, l’attività fisica può rafforzare le connessioni tra i neuroni dell’ippocampo, una parte cruciale del cervello coinvolta nella memoria e nell’apprendimento.
Connessioni neuronali più forti generano di fatto un pensiero più acuto.
Gli studi indicano anche che l’esercizio, come altri aspetti dello stile di vita, può alterare il modo in cui funzionano i geni e tali cambiamenti possono essere trasmessi ai bambini. Questo processo è noto come epigenetica.
Ma non era chiaro se i cambiamenti strutturali nel cervello causati dall’esercizio fisico potessero avere anche effetti epigenetici tali da determinare cambiamenti significativi nel cervello della generazione successiva.
Secondo ricercatori del Centro tedesco per le malattie neurodegenerative di Göttingen, in Germania, che hanno condotto uno studio su topi, i soggetti attivi fisicamente avevano sviluppato connessioni neuronali più forti di quanto non osservato nel cervello dei topi che erano rimasti sedentari. I topi attivi hanno anche ottenuto risultati migliori nei test cognitivi.
In più, quando alcuni di questi topi maschi attivi sono stati fatti accoppiare con femmine sedentarie, i cervelli dei loro cuccioli fin dall’inizio hanno mostrato connessioni neuronali più forti.
Infine, gli scienziati hanno studiato meglio lo sperma paterno.
Gli scienziati si sono concentrati sul microRNA, che sono piccole molecole note per essere coinvolte nel funzionamento interno dei geni.
Gli scienziati tedeschi dopo aver trovato livelli elevati di queste stesse molecole nel cervello dei topi attivi, li hanno individuati anche nel loro sperma.
«Queste scoperte suggeriscono che l’attività fisica di una generazione può avere eco nel cervello e nella mente della successiva» afferma André Fischer, professore presso il Centro tedesco per le malattie neurodegenerative e autore principale dello studio, pubblicato sulla rivista Cell Reports.
«La mia opinione personale è che l’esercizio è probabilmente molto più importante della stimolazione mentale per alterare il cervello e l’espressione genica e potenzialmente anche le attitudini della propria prole».
I risultati indicano che alcuni dei benefici cerebrali dell’attività fisica possono essere trasmessi ai bambini, anche se un padre non inizia a fare esercizio fino all’età adulta.
Esistono già molte prove scientifiche che dimostrano come l’esercizio fa bene al cervello. Tra gli altri effetti, l’attività fisica può rafforzare le connessioni tra i neuroni dell’ippocampo, una parte cruciale del cervello coinvolta nella memoria e nell’apprendimento.
Connessioni neuronali più forti generano di fatto un pensiero più acuto.
Gli studi indicano anche che l’esercizio, come altri aspetti dello stile di vita, può alterare il modo in cui funzionano i geni e tali cambiamenti possono essere trasmessi ai bambini. Questo processo è noto come epigenetica.
Ma non era chiaro se i cambiamenti strutturali nel cervello causati dall’esercizio fisico potessero avere anche effetti epigenetici tali da determinare cambiamenti significativi nel cervello della generazione successiva.
Secondo ricercatori del Centro tedesco per le malattie neurodegenerative di Göttingen, in Germania, che hanno condotto uno studio su topi, i soggetti attivi fisicamente avevano sviluppato connessioni neuronali più forti di quanto non osservato nel cervello dei topi che erano rimasti sedentari. I topi attivi hanno anche ottenuto risultati migliori nei test cognitivi.
In più, quando alcuni di questi topi maschi attivi sono stati fatti accoppiare con femmine sedentarie, i cervelli dei loro cuccioli fin dall’inizio hanno mostrato connessioni neuronali più forti.
Infine, gli scienziati hanno studiato meglio lo sperma paterno.
Gli scienziati si sono concentrati sul microRNA, che sono piccole molecole note per essere coinvolte nel funzionamento interno dei geni.
Gli scienziati tedeschi dopo aver trovato livelli elevati di queste stesse molecole nel cervello dei topi attivi, li hanno individuati anche nel loro sperma.
«Queste scoperte suggeriscono che l’attività fisica di una generazione può avere eco nel cervello e nella mente della successiva» afferma André Fischer, professore presso il Centro tedesco per le malattie neurodegenerative e autore principale dello studio, pubblicato sulla rivista Cell Reports.
«La mia opinione personale è che l’esercizio è probabilmente molto più importante della stimolazione mentale per alterare il cervello e l’espressione genica e potenzialmente anche le attitudini della propria prole».
fonte: “RNA-Dependent Intergenerational Inheritance of Enhanced Synaptic Plasticity after Environmental Enrichment” – Cell Reports – DOI: https://doi.org/10.1016/j.