L’emofilia A è una grave patologia ereditaria caratterizzata da un’insufficienza della coagulazione, che determina sanguinamenti incontrollati e spesso spontanei. L’emofilia A interessa circa 320.000 persone in tutto il mondo,, di cui il 50-60% presenta una forma grave della malattia. Le persone affette da emofilia A soffrono della mancanza, totale o parziale, di una proteina della coagulazione chiamata “fattore VIII”. Nei soggetti sani, in caso di sanguinamento, il fattore VIII agisce da cofattore per i fattori della coagulazione IXa e X, determinando un passaggio fondamentale per la coagulazione del sangue e quindi l’interruzione dell’emorragia. A seconda della gravità della patologia, le persone affette da emofilia A possono manifestare sanguinamenti frequenti, soprattutto a livello delle articolazioni o dei muscoli. Questi sanguinamenti possono costituire motivo di forte preoccupazione per la salute, in quanto causano spesso dolore e possono comportare gonfiore cronico, deformità, mobilità ridotta e danno articolare a lungo termine. Una grave complicanza del trattamento è rappresentata dallo sviluppo di inibitori verso le terapie sostitutive del fattore VIII. Gli inibitori sono anticorpi sviluppati dal sistema immunitario dell’organismo che si legano al prodotto sostitutivo del fattore VIII e ne bloccano l’efficacia, rendendo difficile, se non impossibile, ottenere un livello di fattore VIII sufficiente a controllare il sanguinamento.
Quasi un soggetto con emofilia A severa su tre può sviluppare inibitori a seguito del trattamento con le terapie sostitutive del fattore VIII. Questo aspetto incrementa il rischio di sanguinamenti potenzialmente letali o di episodi di sanguinamento ripetuti che possono causare danno articolare a lungo termine. La domanda di autorizzazione all’immissione in commercio di emicizumab è attualmente oggetto di valutazione con procedura regolatoria accelerata. Quest’ultima viene accordata ai medicinali che secondo il CHMP rivestono un particolare interesse per la sanità pubblica e per l’innovazione terapeutica. Alla luce della raccomandazione favorevole del CHMP, nel breve termine si attende la decisione definitiva della Commissione europea in merito all’approvazione di emicizumab.
La raccomandazione del CHMP è basata sui risultati di due studi clinici registrativi condotti su persone affette da emofilia A con inibitori, gli studi di fase III HAVEN 1 e HAVEN 2.
Nello studio HAVEN 1 su adulti e adolescenti (di età uguale o superiore a 12 anni) affetti da emofilia A con inibitori, la profilassi con emicizumab ha evidenziato una riduzione statisticamente significativa dei sanguinamenti trattati pari all’87% (rischio relativo [RR] = 0,13; p < 0,0001) rispetto a nessuna profilassi. In un’analisi intrapaziente unica nel suo genere, la profilassi con emicizumab ha prodotto una riduzione statisticamente significativa dei sanguinamenti trattati pari al 79% (RR = 0,21, p = 0,0003) rispetto al precedente trattamento di profilassi con agenti bypassanti (BPA) osservato nell’ambito di uno studio non interventistico (NIS) condotto prima dell’arruolamento nello studio HAVEN 1.
I risultati ad interim dello studio HAVEN 2 su bambini di età inferiore a 12 anni affetti da emofilia A con inibitori, hanno evidenziato che l’87% (intervallo di confidenza [IC] al 95%: 66,4; 97,2) dei bambini sottoposti a profilassi con emicizumab ha manifestato zero sanguinamenti trattati. Da un’analisi intrapaziente condotta su 13 bambini che avevano partecipato al NIS, la profilassi con emicizumab ha prodotto una riduzione dei sanguinamenti trattati pari al 99% (RR = 0,01; IC al 95%: 0,004; 0,044) rispetto al precedente trattamento con BPA.
Gli eventi avversi (AE) più comuni, osservati aggregando i dati degli studi clinici e che si sono verificati in almeno il 10% dei pazienti trattati con emicizumab, sono stati le reazioni in corrispondenza della sede di iniezione e il mal di testa. Nello studio HAVEN 1, tre soggetti hanno manifestato eventi di microangiopatia trombotica (TMA) e due hanno sviluppato eventi trombotici gravi quando, di media, un dosaggio cumulativo di concentrato di complesso protrombinico attivato (aPCC) (FEIBA®) > 100 U/kg/24 ore è stato somministrato per 24 ore o più a pazienti in profilassi con emicizumab.
Questi dati hanno portato la Food and Drug Administration (FDA) statunitense ad approvare l’uso di emicizumab nella profilassi di routine, volta a prevenire o ridurre la frequenza degli episodi di sanguinamento in adulti e bambini affetti da emofilia A con inibitori del fattore VIII: tale approvazione è stata concessa il 16 novembre 2017. La FDA ha esaminato emicizumab tramite Priority Review (Revisione Prioritaria) mentre nel settembre del 2015 aveva accordato al medicinale la designazione di terapia breakthrough in soggetti di età uguale o superiore a 12 anni affetti da emofilia A con inibitori. Lo scorso dicembre, in occasione del Congresso annuale della Società Americana di Ematologia (American Society of Hematology, ASH) sono state presentate analisi aggiornate degli studi HAVEN 1 e HAVEN 2. Da queste analisi è emerso che dopo un follow-up prolungato emicizumab ha continuato a produrre una riduzione sostanziale dei sanguinamenti nelle persone affette da emofilia A con inibitori.
Nel video:
- Elena SANTAGOSTINO
Responsabile Unità Operativa Emofilia Policlinico di Milano- Giancarlo CASTAMAN
Direttore Centro Malattie Emorragiche AOU Careggi di Firenze