Orticaria cronica sotto controllo

L’orticaria cronica spontanea (CSU) è una patologia per molti versi ancora misteriosa. Compare con pomfi, prurito e gonfiore di alcune parti del corpo, talvolta deturpanti, senza una causa conosciuta e scompare per poi ripresentarsi improvvisamente e imprevedibilmente. Si tratta di una forma particolare di orticaria in cui non si riconosce una causa allergica e che comporta gravi ripercussioni per la vita dei pazienti che ne soffrono. La diagnosi è spesso complicata e il paziente si trova ad affrontare frequentemente un viaggio difficile e tortuoso prima di riuscire a trovare uno specialista in grado di inquadrare e gestire la malattia. Queste tematiche sono state al centro dell’evento promosso da Federasma e Allergie Onlus con il supporto non condizionato di Novartis.

“La CSU è una malattia infiammatoria cutanea caratterizzata dalla presenza di pomfi che possono essere associati o meno ad angioedema, cioè gonfiore di alcune parti del corpo (occhi, labbra, mani, piedi e genitali) con una sintomatologia presente tutti i giorni o quasi tutti i giorni per una durata superiore alle sei settimane”, spiega Paolo Pigatto, Professore di Dermatologia, Università di Milano e Direttore dell’U.O. di Dermatologia Ospedale Galeazzi “questa malattia interessa circa l’1% della popolazione generale e colpisce le donne con una probabilità doppia rispetto agli uomini”.

L’orticaria può comparire in un qualsiasi momento nella vita di una persona predisposta, anche se è maggiormente interessata la fascia di età compresa tra 20 e 40 anni, quella più produttiva da un punto di vista lavorativo; è una patologia che può continuare a manifestarsi o sparire del tutto. “Di solito l’orticaria si spegne nella forma acuta. Nella forma cronica impiega invece parecchi anni, in media 3-4 anni, sebbene siano stati segnalati casi di pazienti che hanno manifestato il disturbo per 50 anni”, sottolinea Pigatto.

I sintomi della CSU insorgono spontaneamente durante le ore notturne o nella prima mattina, accompagnati da intenso prurito. L’iter per una diagnosi corretta della malattia è spesso lungo.

“I pazienti si rivolgono in prima battuta al medico di medicina generale o, se le manifestazioni sono gravi, al pronto soccorso”, sottolinea Patrizia Pepe, Docente a contratto presso la scuola di specializzazione di Dermatologia e di Allergologia e immunologia, Dipartimento Chirurgico, Medico, Odontoiatrico e di Scienze Morfologiche con interesse Trapiantologico, Oncologico e di Medicina Rigenerativa-Clinica Dermatologica, Università di Modena e Reggio Emilia. “La diagnosi è spesso tardiva; il paziente arriva all’osservazione di uno specialista (dermatologo o allergologo), esperto in questa patologia, solo dopo numerosi consulti con diverse figure mediche, quali ad esempio gastroenterologi, reumatologi, pneumologi, internisti, e talvolta con il farmacista. Il problema principale è nella mancanza di conoscenza di centri a cui fare riferimento che sanno come inquadrare correttamente la patologia”.

Le caratteristiche della malattia e le difficoltà incontrate dai pazienti spiegano il forte impatto negativo dell’orticaria cronica spontanea sulla loro qualità di vita.

“Le ricadute della malattia riguardano il rendimento scolastico, quello lavorativo, le relazioni sociali, il benessere psicologico”, afferma Eustachio Nettis, professore Responsabile degli Ambulatori del Centro di Riferimento Regionale per le Malattie Allergiche ed Immunologiche del Policlinico di Bari, Vice Presidente Nazionale della SIAAIC (Società Italiana di Allergologia, Asma e Immunologia Clinica). “I sintomi che condizionano di più questi pazienti sono il prurito, che causa un disagio fisico e sociale e interferisce con il sonno, e lo stato ansioso legato sia alla mancanza dell’individuazione di una causa a monte delle manifestazioni cutanee, sia all’imprevedibilità della malattia. Tutto ciò porta a una difficoltà nello svolgimento delle attività quotidiane, con uno scadimento della qualità della vita che è stato visto essere addirittura paragonabile a quello dei pazienti affetti da cardiopatia ischemica in attesa di by-pass coronarico”.
Nonostante queste implicazioni spesso drammatiche, la CSU non ha ricevuto finora l’attenzione che invece avrebbe meritato. La percezione che il paziente ha della propria malattia spesso non concorda con la valutazione clinica soggettiva del medico.

Oggi grazie agli avanzamenti compiuti nelle conoscenze della fisiopatologia è possibile dare risposte molto efficaci per il controllo dell’orticaria cronica spontanea. “Le nuove linee guida europee in pubblicazione raccomandano l’utilizzo di antistaminici anti-H1 di seconda generazione a dosaggio standard per 2-4 settimane”, prosegue il Professor Nettis. “Dopo tale periodo, se persistono i sintomi, il dosaggio dell’antistaminico anti-H1 può essere aumentato al fine di controllare il prurito e la comparsa dei pomfi fino ad una dose massima pari a 4 volte la dose di partenza. Va sottolineato tuttavia che il dosaggio standard è quello approvato per cui se si raddoppia la dose o la si triplica o quadruplica si cade nel campo di una prescrizione off-label. La nota 89 Aifa prevede che l’antistaminico possa essere prescritto e quindi rimborsato solo a dosaggio standard. Se, nonostante l’aumento di dose di antistaminici, non si evidenziano miglioramenti nel paziente, le stesse linee guida indirizzano all’impiego del farmaco biologico omalizumab in aggiunta all’antistaminico; omalizumab ha dimostrato di avere un’efficacia elevata con risoluzione completa della sintomatologia o con un buon controllo della malattia nella maggioranza dei pazienti.

Un’attenzione maggiore a descrizione puntuale dei sintomi, diagnosi tempestiva e terapia centrata sul paziente, permette di potere trasmettere un messaggio chiaro e tranquillizzante: oggi l’orticaria cronica spontanea si può controllare con risvolti positivi sulla qualità di vita.

Nel video:

  • Paolo PIGATTO
    Professore di Dermatologia, Università di Milano
  • Eustachio NETTIS
    Responsabile Ambulatori Centro Regionale Malattie Allergiche Policlinico di Bari
  • Patrizia PEPE
    Professore di Dermatologia e Allergologia Università di Modena e Reggio Emilia
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