Cyberbullismo e abuso di sostanze sono fattori di rischio di suicidio tra gli adolescenti

Il suicidio rappresenta la seconda causa di morte dopo gli incidenti stradali tra gli adolescenti ed è in crescita. Aumentano tra i giovani i fattori di rischio per suicidio, tra tutti il bullismo e il cyberbullismo, e si abbassa l’età in cui iniziano le violenze, addirittura a partire dagli undici anni. In aumento anche l’abuso di alcol e droghe.

La segnalazione arriva dal Convegno Internazionale di Suicidologia e Salute Pubblica dal titolo: “Giornata Mondiale per la Prevenzione del Suicidio – La prevenzione del suicidio: spendi un minuto, cambia una vita”, organizzato dall’Università Sapienza di Roma e promosso dalla Fondazione Internazionale Menarini.
«L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che ogni anno nel mondo muoiano un milione di persone per suicidio. In Italia si contano circa 4000 suicidi l’anno, come se un piccolo comune scomparisse completamente» spiega Maurizio Pompili, referente italiano della IASP, Direttore del Servizio per la prevenzione del suicidio dell’Ospedale S. Andrea di Roma e docente di Psichiatria e Suicidologia all’Università Sapienza di Roma. «Il convegno ha dato grande attenzione alla prevenzione del suicidio tra i giovani. Bullismo e cyberbullismo sono fenomeni che hanno preso piede in tempi estremamente rapidi per cui operatori sanitari, genitori e insegnanti sono stati presi di sorpresa. In più, se si abbassa l’età a rischio, è necessario educare gli adulti a riconoscere in anticipo i segnali di allarme».

Scende l’inizio dell’età a rischio: a undici anni un ragazzo su cinque ha subìto ripetuti episodi di bullismo
Secondo l’ultimo rapporto Istat, poco più della metà degli 11-17enni ha subìto qualche episodio offensivo, non rispettoso e/o violento da parte di altri ragazzi o ragazze nei dodici mesi precedenti. Il 19,8% è vittima assidua di una delle “tipiche” azioni di bullismo, cioè le subisce più volte al mese. Per il 9,1% gli atti di prepotenza si ripetono con cadenza settimanale.
Hanno subìto ripetutamente comportamenti offensivi, non rispettosi e/o violenti più i ragazzi 11-13enni (22,5%) che gli adolescenti 14-17enni (17,9%).Sono dati riferiti al 2014, è quindi possibile che i numeri siano cresciuti negli ultimi tre anni.
Fonte: Istat (https://www.istat.it/it/archivio/176335)
«Il dato relativo all’inizio degli episodi di bullismo è impressionante, anche perché i ragazzi di undici anni sono meno in grado di reagire. Anche per questo siamo preoccupati soprattutto per la diffusione del cyberbullismo» avverte Andrea Fiorillo, Docente di Psichiatria all’Università di Napoli Federico II. «Mentre il bullismo è una forma diretta, quindi limitata al contatto diretto, il cyberbullismo è fenomeno della rete e di conseguenza più diffuso, perché il bullo può raggiungere il maltrattato anche fuori dalla scuola o da altri luoghi di incontro, può tormentarlo a qualsiasi ora, si fa forza con l’anonimato. In più, il bullismo indiretto è più difficile da diagnosticare, perché chi lo subisce fatica a raccontarlo».

Alcol e nuove droghe utilizzati per sperimentare stati di “pre-morte”
Un altro comportamento a rischio collegato a bullismo e suicidio è l’abuso di alcol e droghe. «Aumentano i casi di intossicazione alcolica soprattutto nei fine settimana e questi comportamenti hanno un rapporto diretto con comportamenti violenti, bullismo e suicidio» prosegue Fiorillo. E ad alcol e droghe “tradizionali” si affiancano nuove sostanze e la riscoperta di esperienze estreme. «Registriamo l’ingresso nel mercato di una nuova sostanza a settimana. E sono sostanze che provocano conseguenze psicopatologiche e organiche pesanti, con un aumento della mortalità» avverte Giovanni Martinotti, Docente di Psichiatria all’Università G. d’Annunzio Chieti e Pescara. «Alle nuove sostanze di affianca la moda della “near-death experience”, cioè la ricerca di sensazioni vicine alla morte o di pre-morte. Esperienze descritte nella letteratura Romantica fin dall’Ottocento ma anche nella letteratura scientifica, che riguardavano il tentativo di raggiungere stati di incoscienza vicini alla morte con veleni o con il soffocamento. Oggi i giovani cercano questo “brivido” con alte dosi di sostanze chimiche e a volte superano lo stato di pre-morte, provocandosi il decesso».
Giovani quindi più indifesi rispetto ai cambiamenti della società, con il risultato che soltanto in questa fascia di età i casi di suicidio sono in aumento. «Crescono i casi suicidio tra gli adolescenti mentre sono stabile o in lieve declino tra gli adulti» conferma Mario Amore, Direttore della Sezione Psichiatrica del Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Genova. «La percentuale di suicidi tra gli adolescenti si è moltiplicata di dieci volte negli ultimi 10-15 anni». Ogni anno l’Osservatorio Nazionale Adolescenza monitora questi fenomeni e questi comportamenti degli adolescenti. Secondo i dati del 2015 gli adolescenti che pensavano al suicidio erano circa il 20%, e solo il 3,3% aveva tentato il suicidio, rispetto al 6% del 2016.
Il convegno è stato quindi un momento di confronto anche sulle strategie per arginare il fenomeno, a partire dalle fasce di età più piccole. «Il passaggio tra scuole elementari e medie nonché il primo anno di scuole medie sono le fasi più delicate. Noi interveniamo al liceo, quando il danno può essere già stato fatto, mentre ora sappiamo che dobbiamo iniziare prima» commenta Pompili. «Noi adulti dobbiamo stabilire un confronto con una chiave accattivante, evitando di impartire lezioni e proibizioni, cercando di entrare in sintonia. è necessario diffondere una cultura tra gli adolescenti in modo che gli stessi compagni e amici riconoscano i soggetti a rischio di violenza e suicidio e li aiutino. Tutti noi possiamo fare qualcosa e per questo motivo quest’anno lo slogan della Giornata Mondiale è stato “Spendi un minuto, cambia una vita”. Come membri della comunità, è nostra responsabilità guardare coloro che potrebbero essere in difficoltà e incoraggiarli a raccontare la loro storia. Offrire una parola di supporto e di ascolto può fare la differenza. Il convegno ha rappresentato un’opportunità per diversi settori della comunità, tra cui il pubblico, le associazioni a scopo benefico, le comunità, i ricercatori, i clinici, i medici di base, i politici, i volontari e tutti coloro che hanno a che fare con il suicidio, di valutare in modo sinergico le migliori strategie verso una efficace prevenzione del suicidio, oltre a indirizzare l’attenzione pubblica sul peso inaccettabile e sui costi sostenuti a causa del suicidio».

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